sabato, marzo 14, 2009

FRI Festival Roma Indipendente


Nella città di Roma, da oltre trent'anni cresce e si diffonde una scena musicale, teatrale, artistica ricca e complessa, simile e allo stesso tempo diversa dalle molte altre metropoli europee. E' quella della cultura indipendente, espressione della creatività diffusa e di un modo altro di produrre ricerca, sperimentazione, arte.

Simile allo scenario di molte città europee perchè è nel tessuto europeo, e non solo, che raccoglie e dissemina stimoli e linguaggi; differente, perchè le condizioni in cui si è sviluppata e vive rapresentano un unicum che non ha precedenti o eguali in nessun altro luogo.

Vivere di cultura e fare cultura a Roma ha rappresentato da sempre una mossa azzardata: in un paese dal cronico disinvestimento nel sapere e nella ricerca, di qualsiasi tipo, l'attenzione alla produzione culturale non fa eccezione: i soldi scarseggiano, sempre. Da sempre!

Anche nel decennio veltroniano, in quella che doveva diventare una delle “capitali europee della cultura”, nessuno ricorda di aver nuotato nell'oro dei contributi pubblici alla creatività e alla produzione culturale, in particolare quella indipendente; per la maggior parte, la riedizione all'amatriciana della “Città creativa” ha significato grandi monopoli collusi con l'amministrazione comunale, gestione clientelare dei bandi, e tanta tanta precarietà per tutti.


Le luci del ribaltone

Oggi la situazione, se possibile, sembra peggiorata. Alla nuova amministrazione comunale salita alla ribalta con il braccio destro teso, che si è affermata opponendo il manganello, le ordinanze contro la socialità nelle strade, la retorica del degrado, la cultura ispira un misto di diffidenza e desiderio di egemonia.

Diciamolo, oggi tira una brutta aria: stanno finendo a gambe all'aria quasi tutti i grandi protégé vissuti per dieci anni all'ombra del Campidoglio; il sostegno pubblico alla cultura, che continua a diminuire di finanziaria in finanziaria, si riorganizza dentro linee ancora più rigide di prima, ignorando in particolare chi veramente in questa città produce innovazione.


Chi produce cultura oggi a Roma?

Tutti, rispondiamo noi. Chi vive e lavora producendo cultura? Quei pochi che hanno deciso di provarci, parrebbero condannati a una vita di stenti, fatta di suppliche, bandi, doppi e tripli lavori per sbarcare il lunario e pagare l'affitto.

Eppure fare arte, ricerca, affrontare le sfide poste dal contemporaneo, è un lavoro duro e non riconosciuto da nessuno: oggi il dibattito a cui assisitiamo sui grandi giornali (di centrodestra e di centrosinistra) è imperniato sulla necessità di abbandonare l'intervento pubblico nei capitoli “tradizionali” di spesa del FUS a vantaggio di un non meglio specificato investimento in televisione e scuola.

Secondo questa visione esistono solo due grandi attori in campo: la cultura "alta", “tradizionale”, “statale” che vive nei teatri della lirica e della concertistica, sostenuta attraverso i fondi pubblici, e una sua nemesi ormai maggioritaria che è di “massa”, “moderna”, “privata” (l’unica via verso cui tendere). È esattamente la stessa tenaglia attraverso cui si i governi stanno dismettendo scuola e università pubblica e contro cui si è ribellato un ampissimo e diffuso movimento.

Questo dibattito "ufficiale" non riesce a nominare e cancella completamente l'affermarsi di una idea sempre più sociale di produzione culturale e artistica, un processo ormai irreversibile di allargamento e di presa di parola che costituisce l'unico vero terreno capace di produrre innovazione.

Oggi è quindi necessario affermare con forza l'esistenza di uno spazio "pubblico non statale" fuori dagli stretti orizzonti delimitati da Stato e Mercato, che è il luogo di elaborazione costituente di nuove forme e nuovi modelli.

Lo spazio, appunto delle cuture indipendenti, che va prodotto continuamente, generalizzato, che va difeso e affermato contro la dismissione del finanziamento pubblico e la privatizzazione generale.

In questo magma sempre in movimento si affermano infatti istituzioni culturali di nuovo tipo, diffuse, non formalizzate, che creano nuove forme di organizzazione, di linguaggi, di distribuzione, di alternative al copyright e al diritto d'autore, di spazi di ricerca ma anche di spazi fisici, i luoghi dell'autorganizzazione del lavoro culturale e artistico.


La felicità non si paga, si strappa

In questa città quindi grazie a questo lavoro c'è qualcosa in più. Da anni è andata consolidandosi una scena importante, ricca e viva: quella degli spazi liberati, dei centri sociali autogestiti, che hanno saputo infilarsi nelle pieghe delle speculazioni immobiliari e dei luoghi abbandonati per inondare la città di teatri, mostre d'arte, retrospettive, musica, spazi di elaborazione e ricerca altrimenti inaccessibili.

E' precisamente questo che fa della scena indipendente romana un caso unico: ci siamo organizzati per conto nostro, e tutto quello che ci serviva ce lo siamo preso. In ogni quartiere (dal centro storico alle periferie) abbiamo strappato un pezzo al privato o allo stato, e lo abbiamo trasformato in spazio pubblico: per gli artisti, per i precari, per i giovani, per tutti.


Cultura e Accesso

In questi luoghi ha trovato terreno fertile la sperimentazione, ma anche un'idea di accesso, di fruizione e di produzione come diritti diffusi, elementi indispensabile allo sviluppo delle energie creative della metropoli.

Sale prove, studi di registrazione, laboratori audio, video, e fotografici che moltiplicano le occasioni per un incontro e uno scambio di saperi qualificati, rinnovando la proposta culturale, offerta di qualità a basso costo, a cui tutti e tutte possono partecipare. Il criterio dell’accessibilità si realizza anche nella partecipazione alla vita quotidiana nei centri sociali.


Lavoro della cultura

Il circuito delle culture indipendenti ha inoltre creato una ibridazione feconda tra movimenti dell'autogestione e operatori culturali. Gli uni e gli altri si alimentano di questa eccedenza diffusa, sottraendo spesso risorse all'esterno per impiegarle su progetti che crescono nella sfera indipendente, compiendo incursioni che spostano continuamente il fronte della cattura simbolica da parte del mercato.

Inoltre gli operatori e gli artisti in autogestione hanno autonomamente accresciuto professionalità e competenze costruendo una ricerca all'avanguardia nel panorama contemporaneo; saperi e competenze che il mercato del lavoro e le istituzioni non riconoscono.


Guerra alla cultura

Tutto questo dà sempre più fastidio, per l'incompatibilità politica che si porta dietro: in una città che esplode di contraddizioni economiche, in cui la caccia al giovane, all'immigrato, alla prostituta diventa il discorso delle istituzioni, quasi trenta luoghi di organizzazione del conflitto e di un pensiero che sfugge al controllo, non possono essere accettati.

Roma oggi preferisce investire in telecamere, finanziare le ronde, produrre continuamente la paura dentro quartieri vuoti, addomesticare i flussi del divertimento e della socialità con una governance diffusa quanto capace di imporsi con la militarizzazione delle piazze e le ordinanze che limitano l'agibilità alle forme di vita non compatibili.

Continua inoltre la stagione degli sgomberi, l'unica a Roma che non conosce soluzione di continuità: gli spazi liberati sono stati attaccati, chiusi (vedi Teatro del Lido), assediati, in alcuni casi sgomberati ma quasi sempre ce li siamo ripresi! Questa difesa delle conquiste di tutti, questa indisponibilità a piegarsi ai dettami dei sindaci e delle questure è un altro tratto fondamentale della scena culturale e politica della nostra città: una capacità di risposta che va continuamente alimentata e praticata.


Festival Roma Indipendente

Pensiamo che alla guerra alla cultura bisogna rispondere disseminando e collegando resistenze anche molto diverse tra loro. È importante iniziare un percorso insieme, che riconosca come unito ciò che è già da sempre un'unica realtà: spazi occupati e arte indipendente, centri sociali e creatività diffusa.

F.estival R.oma I.ndipendente è un percorso di rete, di lotta, di azione, di creazione artistica itinerante e intermittente. Nato all’interno degli incontri di rete tra centri sociali insieme a compagnie teatrali, gruppi musicali, artisti, attivisti. F.R.I. è un processo comune che si autocostruisce, per questo, per sperimentare insieme, proponiamo due giorni di anteprima, fatti di eventi, spettacoli, rassegne, musica, arte, ma anche uno spazio di dibattito per continuare ad alimentare la scena indipendente e la sua libertà.

Oggi chiamiamo tutt@: teatranti, musicist*, cantant*, ballerin*, giocolier*, hackers, writers, fumettist*, fotograf*, tecnic* di qualsiasi tecnica, cineoperatori, regist*, attori, attrici, attivist*, chi è tutte e nessuna di queste cose a discutere insieme di come continuare a difendere e a espandere le nostre conquiste, che sono per tutti.

Prime adesioni

Acrobax, Angelo mai, Corto circuito, Esc, Ex lavanderia, Factory occupata, Forte prenestino, Decolliamo, Horus, La strada, Kollatino underground, Ondarossa 32, Palestra Popolare Valerio Verbano, Sans papier, Spartaco, Strike, Volturno occupato, Zona rischio, Action, BPM, Coord.citt. lotta x la casa, Unders, Assalti frontali, Associazione Le Sirene, Giano, Isola teatro, Junglabeat, Margine Operativo, Occhirossi, SemiVolanti, Torpedo,Teatro Furio Camillo, Urban pressure, Vite3, Vga, Ya Basta_Moltitudia


Programma 13 Marzo @ Horus Liberato 2.0

Published on 03/12,2009

VENERDI’ 13 MARZO

dalle h. 21 non stop
un evento di teatro/performance/video/musica

SemiVolanti Quali giganti?
estratti dallo spettacolo Quali giganti ?

GIANO Mi rubi gli occhi
performance e installazione

kERAMIk PAPIER funny*°*
installazione

Mastofabbro e VITe3 Inseparabili 2x1
video installazione

Santa Sangre INFORME
videoproiezione

Mucca Pazza Production La signora Duvalier
reading

Volturno Occupato L’arte libera tutti
proiezione video

Associazione Le Sirene Conferenza stampa & È più immorale fondare una banca o rapinarla ?
performances

Factory e Volturno Videovora 2
proiezione operavideocollettiva

Margine Operativo CITTA’_spettacolo per corpi randagi
concerto teatrale

INGRESSO A SOTTOSCRIZIONE 5 euro


SABATO 14 MARZO

dalle ore 11
assemblea/tavolo di discussione:

Guerra alla cultura? Forme di resistenza, autogestione, indipendenza.
Precarietà nel mondo del lavoro della cultura e dello spettacolo, reddito per tutti,
spazi e cultura indipendente.

dalle ore 15
@ Piazza Sempione

4 DISCIPLINE.
Jam HIP HOP autogestita di free style, turn tablism, breakdance, writing


dalle h. 21
@ HORUS 2.0. liberato

h. 21
proiezione in anteprima del DVD “ La degna rabbia”
realizato da Riot Generation Video + Margine Operativo
prodotto da Associazione Ya Basta
>> immagini_voci_ lotte_azioni artistiche >>
dal Primo Festival Mondiale della Rabbia Degna dicembre 2008 / gennaio 2009 _ Messico

h. 22
hip–hop live + beatbox
- Empatia Venefica
- Mano Armata
+ special guest


ore 23-04
dj set e live set
Krime Sine (IDM live set)
Dj Rookie b2b Mufz (Dj set 3 desk+ live scratch)
Mask (BreakBeat live set)

INGRESSO A SOTTOSCRIZIONE 5 euro


durante le due giornate infopoint
Occhi Rossi - festivalnonfestival di fotografia

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie