2013
Raccolta Comunicati
EZLN
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Somos zapatistas
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Traduzioni
a cura di “Maribel” – Bergamo
Roma – Associazione Ya Basta! Moltitudia Onlus:
moltitudia_yabasta@yahoo.com
www.moltitudia-yabasta.blogspot.com fb: Ya Basta Roma Moltitudia
Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comando Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
21 dicembre 2012
A chi di dovere:
Lo avete sentito?
E’ il suono del vostro mondo che crolla, ed è quello del nostro che risorge.
Il giorno in cui fece giorno, fu notte;
e sarà notte il giorno in cui farà giorno.
DEMOCRAZIA
LIBERTA’
GIUSTIZIA
Dalle montagne del Sud-Est
Messicano
per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comando Generale
dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
SUBCOMANDANTE MARCOS
ESERCITO ZAPATISTA DI
LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
29 Dicembre 2012
A chi di competenza là
sopra:
Credete di stare dalla parte del vincente…
quindi, oltre che traditori, siete idioti.
Tyrion Lannister nella Canción de Hielo y Fuego. Tomo II:
“Choque de Reyes”. George R.R. Martin.
” — Un lettore vive mille vite prima di morire — disse Jojen
—.
Quello che non legge ne vive solo una”
Jojen Reed nella Canción de Hielo y Fuego.
Tomo V: “Danza de
Dragones”. George R.R. Martin. (Jojen Reed apparirà
nella terza stagione della serie HBO “Games of Thrones”. Il
personaggio sarà interpretato da Thomas Brodie-Sangster. Nota
di Marquitos Spoil).
- Se uno si disegna un bersaglio sul petto
- disse Tyrion dopo essersi seduto e bere un sorso di vino
-
deve essere cosciente che presto o tardi gli lanceranno
delle frecce.
- E’ necessario che si prendano gioco di noi di quando in
quando,
Lord Mormont – replicò Tyrion girandosi di spalle -.
Altrimenti, cominceremo a prenderci troppo sul serio.
Tyrion Lannister ai comandanti della Guardia de la Noche. In “Canción
de Hielo y Fuego”, Tomo I: “Juego de Tronos”.
“Basta con i belli / meglio brutto e gioioso / che bello e
bavoso ”
Botellita de Jerez.
Signore e signori?
Quando abbiamo letto la notizia
abbiamo pensato ad un pesce d’aprile il 28 dicembre, ma ci siamo accorti che
era datata 24 dello stesso mese.
Dunque, on vi conosciamo? Mmh…
mmh… vediamo:
Enrique Peña Nieto. Non è nato
ad Atlacomulco, Stato di México? Non è parente di Alfredo Del Mazo y Arturo “manos
largas” Montiel?
Non è quello che, colluso col
governo municipale perredista di Texcoco, ha ordinato lo sgombero dei
floricoltori e la cattura del dirigente del Fronte dei Popoli in Difesa della
Terra, Ignacio del Valle, nel maggio del 2006?
Non è quello che ha scatenato il
suo cane da caccia e delinquente, Wilfrido Robledo Madrid, per attaccare il
villaggio di San Salvador Atenco ordinando ai suoi poliziotti l’aggressione
sessuale contro le donne? Non è l’assassino intellettuale di Javier Cortés ed
Alexis Benhumea? Non è stata la Corte Suprema di Giustizia della Nazione a
dichiarare che i 3 livelli di governo (attenzione: governo federale: PAN;
governo statale: PRI; governo municipale: PRD) hanno commesso violazioni gravi
delle garanzie individuali della popolazione?
Non è quello caduto nel tragico
ridicolo col caso della bambina Paulette, più noto come “il caso del materasso
assassino?”.
Non è quello che si è vantato
della violenza della polizia a San Salvador Atenco e col suo atteggiamento
superbo, dimenticando di trovarsi di fronte a dei giovani manifestanti e non ad
un set televisivo, dal suo posto di comando nel bagno della Ibero, ha ordinato
di calunniare i manifestanti facendo esplodere così poi il movimento
giovanile-studentesco conosciuto come #yosoy132?
Non è quello che, come primo
atto di governo, ed ora colluso col governo perredista del DF, ha ordinato la
repressione contro le manifestazioni del 1° dicembre di questo anno che sono
finite con la detenzione, tortura e carcerazione di innocenti?
Non è quello che non ha letto
bene il teleprompter (suggeritore elettronico – n.d.t.)che l’accompagna
ancora prima del colpo di Stato mediatico del 1° luglio 2012?
Non è quello che ora vuole
nascondersi dietro le gonne dalla presunta parentela del reiterato defunto,
come se si trattasse di una pessima telenovela?
Sentite, e già che parliamo di
telenovelas, quale sarà la moda del sessennio? Dico, con Echeverría furono le
camiciole stile guayaberas; con López Portillo, le acque fresche; con De
la Madrid, il
grigio topo; con Salinas de Gortari, il prozac; con Zedillo, le brutte
barzellette; con Fox, le trovate; con Calderón, il sangue… e con Peña Nietoe?
“Veri amori”? Voiiiiii… già.
Ma, scusate, proseguiamo con la
nostra non conoscenza:
Emilio Chuayffet Chemor. Non è
stato il capo di Enrique Peña Niet ed il suo “maestro”? Non è stato Segretario
di Governo con Ernesto Zedillo? Non è l’ubriacone che, nel 1996, disse alla
Cocopa che il governo federale accettava la sua iniziativa di legge e nei
postumi della sbronza ritrattò? Non è stato uno dei responsabili intellettuali
del massacro di Acteal nel dicembre del 1997? Non è stato quello che voleva
imporre la moda del “ciuffo civettuolo” tra i priisti e l’unico che l’ha
assecondato fu il suo allora pupillo Enrique Peña Nieto?
Pedro Joaquín Coldwell. Non era
commissario governativo per la pace in Chiapas quando è avvenuto il massacro di
Acteal ed è rimasto in silenzio continuando a pagare per non fare niente?
Rosario Robles Berlanga. Non era
a capo del governo del DF per il PRD? Non si è vantata della repressione che la
sua polizia ha usato molte volte contro i giovani studenti della UNAM nello
sciopero del 1999-2000? Non è quella che, presiedendo il PRD, ha venduto in
tutti i sensi il suo partito? Non è ora l’incaricata di contendere ai Bejarano
il corporativismo nel DF ed in tutta la repubblica?
Alfonso Navarrete Prida. Non è
quello che prima ha occultato il regolamento di conti del crimine organizzato
finito con l’omicidio di Enrique Salinas de Gortari (psss, ve la passate
pesante tra di voi ehi?) e poi ha esonerato Arturo “manos largas”
Montiel?
Miguel Ángel Osorio Chong. Non è
stato accusato di deviare fondi governativi al PRI? Su di lui non è stata
aperta presso la Procura
l’indagine numero PGR/SIEDO/UEIDORPIFAM/185/2010 per vincoli con
l’organizzazione criminale “Los Zetas“? (Ah, cambiamento di strategia
nella lotta al narcotraffico?)
(Ops, vedo ora che su uno
dei fratelli della sottosegretaria della Migrazione, Popolazione e Affari
Religiosi, della Segreteria di Governo a carico del signor Osorio Chong, non
pende una ma diverse indagini – varie di esse col timbro “cancellata per
decesso dell’indiziato”, e poi un altro timbro di “non è sempre morto “, e poi
un altro di “sembra che sì è davvero morto”, e così… mmh… per 18 volte.
L’ultimo timbro di “dopo questo c’è il condannato” è del 21 dicembre 2012, ed
una nota scritta a mano dice “pendente attivazione in corso, aspettare
indicazioni della CSG”.… mmh… cosa vorranno dire queste iniziali? Hanno
cambiato nome alla Procura? Insomma, avvisate il tampiqueño? no?).
Chiaro, mi direte che non
comandano queste persone, che in realtà è Carlos Salinas de Gortari a dettare a
Enrique Peña Nieto quello che si deve fare (ah!, che cosa sarebbe di questo
paese se non si fosse inventato il teleprompter?).
Ok, ok, ok. Carlos Salinas de Gortari. Non è quello che ha saccheggiato come nessun altro le
ricchezze nazionali durante il suo mandato? (sì, lo so che tutti sono ladri, ma
diciamo che ci sono dilettanti e professionisti). Non è quello che ha devastato
la campagna messicana con le sue riforme dell’articolo 27 della Costituzione?
Non è quello al quale hanno rovinato il brindisi dell’anno nuovo all’alba del
1994? Non è quello che ha visto crollare i suoi sogni dittatoriali per qualche
fucile di legno? Non è quello che ha fatto assassinare Luis Donaldo Colosio
Murrieta? Non è quello caduto nel ridicolo col suo sciopero della fame nel
1995? Non è quello che, lo scorso 21 dicembre, chiedeva frenetico al telefono
rosso: “cosa dicono?, cosa?”
mentre un brivido gli scendeva lungo la schiena quando gli hanno risposto: “niente, sono in assoluto silenzio”?
Tutt@ voi, non siete quelli che
hanno sempre scelto la violenza invece del dialogo dialogo?
Quelli che ricorrono sempre alla
forza quando non hanno la ragione?
Quelli che hanno fatto scuola di
corruzione e viltà in tutti i partiti politici?
Non siete quelli che si sono
rifiutati di applicare gli Accordi di San Andrés che significherebbero il
riconoscimento costituzionale dei diritti e della cultura indigeni, e la
farebbero finita con gli abusi mascherati da miniere, acquedotti, dighe,
stabilimenti balneari, strade, centri abitati?
Non siete voi quelli che,
insieme ai vostri compagni della classe politica, somigliate a quegli addetti
alla sicurezza nei grandi edifici che tentano di convincere gli inquilini dei
piani superiori che non corrono pericolo mentre fanno esplodere con la dinamite
i piani di sotto, il pianterreno e la cantina? C’è qualcuno che gli
crede?
Voi, che tante volte mi avete
ammazzato, dichiarato morto, estinto, defunto, andato, cadavere, scomparso,
sconfitto, vinto, arreso, comprato, annichilito, pensate che qualcuno vi
crederà quando sarà vero che, come nell’amore, in corpo ed anima mi consegnerò
alla morte e sarà solo un po’ più di terra nella terra?
Se avete risposto “no” a
qualcuna delle domande, allora avete ragione: non vi conosciamo.
Dalle montagne del Sudest
Messicano.
Subcomandante Insurgente
Marcos.
Messico, Dicembre 2012
(Traduzione “Maribel” –
Bergamo)
P.S. CHE RIBADISCE – Lo so che
lo sapete, ma conviene ricordarlo: non abbiamo paura di voi. E non siamo gli
unici.
P.S. CHE, GENEROSA, OFFRE AI
MALGOVERNI UN MANUALE DI 10 PUNTI (attenzione: di facile lettura, niente
paura), PER IDENTIFICARE UNO ZAPATISTA E SAPERE SE SI PUO’ DIRE O NO CHE “SI
HANNO CONTATTI CON L’EZLN”:
1.- Se chiede soldi o progetti
ad uno qualsiasi dei tre livelli di governo, NON E’ ZAPATISTA.
2.- Se stabilisce un canale di comunicazione diretto senza annunciarlo prima
pubblicamente, NON E’ ZAPATISTA.
3.- Se chiede di parlare o parla direttamente con qualcuno dei tre livelli di
governo senza annunciarlo prima pubblicamente, NON E’ ZAPATISTA.
4.- Se chiede una carica, nomina, benefit, premi, ecc., NON E’
ZAPATISTA.
5.- Se ha paura, NON E’ ZAPATISTA.
6.- Se si vende, arrende o tentenna, NON E’ ZAPATISTA.
7.- Se si prende molto sul serio, NON E’ ZAPATISTA.
8.- Se quando lo si vede non fa venire i brividi, NON E’ ZAPATISTA,
9.- Se non dà la sensazione di dire molto di più con quello che non dice, NON
E’ ZAPATISTA.
10.- Se è un fantasma di quelli che svaniscono, NON E’ ZAPATISTA.
P.S. CHE SI SCUSA – Oh, lo so
che vi aspettavate qualcosa di più serio e formale. Ma, non è lo stile e il
tono di questa missiva la miglior “prova in vita” di una foto o un video,
perfino della firma?
LA P.S. CONSEGNA UN HAIKU DI MARIO BENDETTI AL SUPMARCOS:
“non voglio vederti / per il resto
dell’anno / ovvero fino a martedì”.
::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Ascolta l’audio che accompagna
questo scritto: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2012/12/30/no-los-conocemos/
“Basta con i belli”. dei
Botellita de Jerez, gruppo formato da Sergio Arau, Armando Vega Gil e Francisco
Barrios El Mastuerzo. Ancora governatore dello Stato del Messico, nel febbraio
del 2011, Enrique Peña Nieto cancellò violentemente un concerto dei Botellita
de Jerez. I Botellos, che portano la penitenza nel nome, non si sono dati per
vinti e vanno avanti. Chi come noi è uscito da uno stampo ammaccato, si unisce
alla loro battaglia: basta con i belli, “meglio brutto e gioioso, che bello e
bavoso”.
(Traduzione “Maribel” –
Bergamo)
L’EZLN ANNUNCIA I SUOI PROSSIMI PASSI
COMUNICATO
DEL COMITATO CLANDESTINO RIVOLUZIONARIO INDIGENO-COMANDANCIA GENERALE
DELL’ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
30 DICEMBRE 2012
AL POPOLO DEL MESSICO:
AI POPOLI E GOVERNI DEL MONDO:
FRATELLI E SORELLE:
COMPAGNI E COMPAGNE:
LO SCORSO 21 DICEMBRE 2012, ALLE PRIME ORE
DELL’ALBA, IN DECINE DI MGLIAIA DI INDIGENI ZAPATISTI CI SIAMO MOBILITATI ED
ABBIAMO PRESO, PACIFICAMENTE E IN SILENZIO, CINQUE CAPOLUOGHI MUNICIPALI NELLO
STATO SUDORIENTALE MESSICANO DEL CHIAPAS.
NELLE CITTÀ DI PALENQUE, ALTAMIRANO, LAS
MARGARITAS, OCOSINGO E SAN CRISTOBAL DE LAS CASAS, VI ABBIAMO GUARDATO ED
ABBIAMO GUARDATO NOI STESSI IN SILENZIO.
IL NOSTRO NON E’ UN MESSAGGIO DI
RASSEGNAZIONE.
NON E’ DI GUERRA, DI MORTE E DISTRUZIONE.
IL NOSTRO E’ UN MESSAGGIO DI LOTTA E
RESISTENZA.
DOPO IL COLPO DI STATO MEDIATICO CHE HA
ASSURTO AL POTERE ESECUTIVO FEDERALE L’IGNORANZA MAL DISSIMULATA E PEGGIO
CAMUFFATA, CI SIAMO PRESENTATI PER FAR SAPERE CHE SE LORO NON SE NE SONO MAI ANDATI, NEMMENO NOI.
SEI ANNI FA, UN SEGMENTO DELLA CLASSE
POLITICA E INTELLETTUALE HA CERCATO IL RESPONSABILE DELLA SUA SCONFITTA. A QUEL
TEMPO NOI, IN CITTÀ E NELLE COMUNITÀ, LOTTAVAMO PER LA GIUSTIZIA PER UN
ATENCO CHE NON ERA ALLORA DI MODA.
ALLORA, PRIMA CI HANNO CALUNNIATO E POI
HANNO VOLUTO ZITTIRCI.
INCAPACI E DISONESTI PER VEDERE CHE IN SE
STESSI AVEVANO ED HANNO IL GERME DELLA LORO ROVINA, HANNO TENTATO DI FARCI
SPARIRE CON LA BUGIA ED
IL SILENZIO COMPLICE.
SEI ANNI DOPO, DUE COSE SONO CHIARE:
LORO NON HANNO BISOGNO DI NOI PER FALLIRE.
NOI NON ABBIAMO BISOGNO DI LORO PER
SOPRAVVIVERE.
NOI, CHE NON CE NE SIAMO MAI ANDATI BENCHÉ SI
SIANO IMPEGNATI A FARLO CREDERE I MEDIA DI TUTTO LO SPETTRO, RISORGIAMO COME
INDIGENI ZAPATISTI QUALI SIAMO E SAREMO.
IN QUESTI ANNI SIAMO DIVENTATI PIU’ FORTI ED
ABBIAMO MIGLIORATO SIGNIFICATIVAMENTE LE NOSTRE CONDIZIONI DI VITA. IL NOSTRO
LIVELLO DI VITA È SUPERIORE A QUELLO DELLE COMUNITÀ INDIGENE VICINE AI GOVERNI
DI TURNO, CHE RICEVONO LE ELEMOSINE E LE DISSIPANO IN ALCOOL ED OGGETTI
INUTILI.
LE NOSTRE ABITAZIONI MIGLIORANO SENZA
DANNEGGIARE LA
NATURA IMPONENDOLE PERCORSI CHE LE SONO ALIENI.
NEI NOSTRI VILLAGGI, LA TERRA CHE PRIMA SERVIVA
AD INGRASSARE IL BESTIAME DEGLI ALLEVATORI E DEI PROPRIETARI TERRIERI, ORA È
PER IL MAIS, I FAGIOLI ED I VEGETALI CHE IMBANDISCONO LE NOSTRE TAVOLE.
IL NOSTRO LAVORO HA LA DUPLICE SODDISFAZIONE
DI FORNIRCI IL NECESSARIO PER VIVERE ONESTAMENTE E DI CONTRIBUIRE ALLA CRESCITA
COLLETTIVA DELLE NOSTRE COMUNITÀ.
I NOSTRI BAMBINI E LE NOSTRE BAMBINE
FREQUENTANO UNA SCUOLA CHE INSEGNA LORO LA PROPRIA STORIA,
QUELLA DELLA LORO PATRIA E QUELLA DEL MONDO, COSì COME LE SCIENZE E LE TECNICHE
NECESSARIE PER CRESCERE SENZA SMETTERE DI ESSERE INDIGENI.
LE DONNE INDIGENE ZAPATISTE NON SONO VENDUTE
COME MERCE.
GLI INDIGENI PRIISTI VENGONO NEI NOSTRI
OSPEDALI, CLINICHE E LABORATORI PERCHÉ IN QUELLI DEL GOVERNO NON CI SONO
MEDICINE, NÉ APPARECCHIATURE, NÉ MEDICI, NÉ PERSONALE QUALIFICATO.
LA NOSTRA CULTURA FIORISCE, NON ISOLATA MA ARRICCHITA DAL CONTATTO CON
LE CULTURE DI ALTRI POPOLI DEL MESSICO E DEL MONDO.
GOVERNIAMO E CI GOVERNIAMO DA NOI STESSI,
CERCANDO SEMPRE L’ACCORDO PRIMA DELLO SCONTRO .
TUTTO QUESTO È STATO OTTENUTO NON SOLO SENZA
IL GOVERNO, LA CLASSE
POLITICA ED I MEDIA CHE LI ACCOMPAGNANO, MA ANCHE RESISTENDO
AI LORO ATTACCHI DI OGNI GENERE.
ABBIAMO DIMOSTRATO, ANCORA UNA VOLTA, CHE
SIAMO QUELLI CHE SIAMO.
CON IL NOSTRO SILENZIO CI SIAMO PRESENTATI.
ORA CON LA NOSTRA PAROLA
ANNUNCIAMO CHE:
PRIMO.- RIAFFERMEREMO E CONSOLIDEREMO LA NOSTRA APPARTENENZA
AL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO, SPAZIO DI INCONTRO CON I POPOLI ORIGINARI DEL
NOSTRO PAESE.
SECONDO.- RIPRENDEREMO IL CONTATTO CON I NOSTRI COMPAGNI E
COMPAGNE ADERENTI ALLA SESTA DICHIARAZIONE DELLA SELVA LACANDONA IN MESSICO E
NEL MONDO.
TERZO.- CERCHEREMO DI COSTRUIRE I PONTI NECESSARI VERSO I
MOVIMENTI SOCIALI CHE SONO SORTI E NASCERANNO, NON PER GUIDARE O SOSTITUIRE, MA
PER IMPARARE DA LORO, DALLA LORO STORIA, DALLE LORO STRADE E DESTINAZIONI.
PER QUESTO ABBIAMO OTTENUTO L’APPOGGIO DI
INDIVIDUI E GRUPPI IN DIVERSE PARTI DEL MESSICO, FORMATI COME SQUADRE DI
APPOGGIO DELLE COMMISSIONI SESTA E INTERNAZIONALE DELL’EZLN, IN MODO CHE
DIVENTINO CINGHIE DI COMUNICAZIONE TRA LE BASI DI APPOGGIO ZAPATISTE E GLI
INDIVIDUI, GRUPPI E COLLETTIVI ADERENTI ALLA SESTA DICHIARAZIONE, IN MESSICO E
NEL MONDO, CHE ANCORA MANTENGONO LA CONVINZIONE E L’IMPEGNO DELLA COSTRUZIONE DI
UN’ALTERNATIVA NON ISTITUZIONALE DI SINISTRA.
QUARTO.- PROSEGUIRÀ LA NOSTRA DISTANZA
CRITICA DALLA CLASSE POLITICA MESSICANA CHE, NEL SUO INSIEME, NON HA FATTO
ALTRO CHE ARRICCHIRSI A COSTO DEI BISOGNI E DELLE SPERANZE DELLA GENTE UMILE E
SEMPLICE.
QUINTO.- RISPETTO AI MALGOVERNI FEDERALI, STATALI E
MUNICIPALI, ESECUTIVI, LEGISLATIVI E GIUDIZIARI, E MEDIA CHE LI ACCOMPAGNANO,
DICIAMO QUANTO SEGUE:
I MALGOVERNI DI TUTTO LO SPETTRO POLITICO,
SENZA ECCEZIONE ALCUNA, HANNO FATTO IL POSSIBILE PER DISTRUGGERCI, PER
COMPRARCI, PER FARCI ARRENDERE. PRI, PAN, PRD, PVEM, PT, CC ED IL FUTURO
PARTITO DI RN, CI HANNO ATTACCATI MILITARMENTE, POLITICAMENTE, SOCIALMENTE ED
IDEOLOGICAMENTE.
I GRANDI MEZZI DI COMUNICAZIONE HANNO
CERCATO DI FARCI SPARIRE PRIMA CON LA CALUNNIA SERVILE
ED OPPORTUNISTA, POI CON IL SILENZIO SCALTRO E COMPLICE. COLORO AI QUALI SI
SONO ASSERVITI E DEL CUI DENARO SI SONO AMMANTATI ORA NON CI SONO PIU’. E
QUELLI CHE ORA LI SOSTITUISCONO NON DURERANNO PIÙ DEI LORO PREDECESSORI.
COM’E’ STATO EVIDENTE IL 21 DICEMBRE 2012,
TUTTI HANNO FALLITO.
RESTA DUNQUE AL GOVERNO FEDERALE, ESECUTIVO,
LEGISLATIVO E GIUDIZIARIO, DECIDERE SE RICADERE NELLA POLITICA CONTRAINSURGENTE
CHE HA OTTENUTO SOLO UNA DEBOLE VISIBILITA’ SOSTENUTA GOFFAMENTE A LIVELLO
MEDIATICO, O RICONOSCERE E RISPETTARE I SUOI IMPEGNI ELEVANDO A RANGO
COSTITUZIONALE I DIRITTI E LA CULTURA INDIGENI, COME STABILITO DAglI “ACCORDI
DI SAN ANDRÉS”, FIRMATI DAL GOVERNO FEdERALE NEL 1996, GUIDATO ALLORA DALLO
STESSO PARTITO ORA AL GOVERNO.
RESTA AL GOVERNO STATALE DECIDERE SE
CONTINUARE LA
STRATEGIA DISONESTA E VILE DEL SUO PREDECESSORE, CHE OLTRE AD
ESSERE CORROTTO E BUGIARDO HA UTILIZZATO DENARO DEL POPOLO DEL CHIAPAS PER
L’ARRICCHIMENTO PROPRIO E DEI SUOI COMPLICI, E SI E’ DEDICATO A COMPRARE
SFACCIATAMENTE VOCI E PENNE SUI MEDIA, MENTRE SPROFONDAVA IL POPOLO DEL CHIAPAS
NELLA MISERIA, E CONTEMPORANEAMENTE USAVA POLIZIOTTI E PARAMILITARI PER TENTARE
DI FRENARE L’AVANZATA ORGANIZZATIVA DEI POPOLI ZAPATISTI; O, INVECE, CON VERITÀ
E GIUSTIZIA, ACCETTARE E RISPETTARE LA NOSTRA ESISTENZA
E CONFACERSI ALL’IDEA CHE FIORISCA UNA NUOVA FORMA DI VITA SOCIALE IN
TERRITORIO ZAPATISTA, CHIAPAS, MESSICO. FIORITURA CHE ATTRAE L’ATTENZIONE DI
PERSONE ONESTE IN TUTTO IL PIANETA.
STA AI GOVERNI MUNICIPALI DECIDERE SE
CONTINUARE A FARSI ESTORCERE DENARO DALLE ORGANIZZAZIONI ANTIZAPATISTE O
SUPPOSTAMENTE “ZAPATISTE” PER AGGREDIRE LE NOSTRE COMUNITÀ; O INVECE USARE
QUESTI SOLDI PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI VITA DeI LORO GOVERNATI.
STA AL POPOLO DEL MESSICO CHE SI ORGANIZZA
IN FORME DI LOTTA ELETTORALE E RESISTE, DECIDERE SE CONTINUARE A VEDERE IN NOI
I NEMICI O RIVALI SUI QUALI SCARICARE LA PROPRIA FRUSTRAZIONE
PER LE FRODI E LE AGGRESSIONI CHE, ALLA FINE, TUTTI SUBIAMO, E SE NELLA SUA
LOTTA PER IL POTERE CONTINUARE AD ALLEARSI CON I NOSTRI PERSECUTORI; O
RICONOSCERE FINALMENTE IN NOI UN ALTRO MODO DI FARE POLITICA.
SESTO.- NEI PROSSIMI GIORNI L’EZLN, ATTRAVERSO LE SUE
COMMISSIONI SESTA E INTERNAZIONALE, FARÀ CONOSCERE UNA SERIE DI INIZIATIVE, DI
CARATTERE CIVILE E PACIFICO, PER CONTINUARE A CAMMINARE INSIEME AGLI ALTRI
POPOLI ORIGINARI DEL MESSICO E DI TUTTO IL CONTINENTE, E INSIEME A CHI, IN
MESSICO E NEL MONDO INTERO, RESISTE E LOTTA IN BASSO E A SINISTRA.
FRATELLI E SORELLE:
COMPAGNI E COMPAGNE:
PRIMA ABBIAMO AVUTO LA FORTUNA DI
UN’ATTENZIONE ONESTA E NOBILE DI MOLTI MEZZI DI COMUNICAZIONE. NE SIAMO STATI
GRATI. MA QUESTO E’ STATO COMPLETAMENTE CANCELLATO DAL COMPORTAMETO SUCCESSIVO.
CHI PUNTAVA SUL FATTO CHE ESISTEVAMO SOLO
MEDIATICAMENTE E CHE, CON L’ACCERCHIAMENTO DI MENZOGNE E SILENZIO, SAREMMO
SPARITI, SI E’ SBAGLIATO.
QUANDO NON C’ERANO TELECAMERE, MICROFONI,
PENNE, ORECCHI ED OCCHI, NOI ESISTEVAMO.
QUANDO CI CALUNNIAVANO, NOI ESISTEVAMO.
QUANDO CI SILENZIAVANO, NOI ESISTEVAMO.
E SIAMO QUI, ESISTIAMO.
IL NOSTRO CAMMINARE, COM’È STATO DIMOSTRATO,
NON DIPENDE DALL’IMPATTO MEDIATICO, MA DALLA COMPRENSIONE DEL MONDO E DELLE SUE
PARTI, DALLA SAGGEZZA INDIGENA CHE REGGE I NOSTRI PASSI, DALLA FORZA
INDISTRUTTIBILE CHE DÀ LA
DIGNITÀ IN BASSO E A SINISTRA.
A PARTIRE DA ADESSO, LA NOSTRA PAROLA
COMINCERÀ AD ESSERE SELETTIVA NEI DESTINATARI E, SALVO IN DETERMINATE
OCCASIONI, POTRÀ ESSERE COMPRESA SOLO DA CHI HA CAMMINATO CON NOI E CAMMINA,
SENZA ARRENDERSI ALLE MODE MEDIATICHE E CONGIUNTURALI.
QUA, CON NON POCHI ERRORI E MOLTE
DIFFICOLTÀ, UN ALTRO MODO DI FARE POLITICA È GIÀ REALTÀ.
POCHI, MOLTO POCHI, AVRANNO IL PRIVILEGIO DI
CONOSCERLA ED IMPARARE DA ESSA DIRETTAMENTE.
19 ANNI FA VI SORPRENDEMMO PRENDENDO COL
FUOCO E COL SANGUE LE VOSTRE CITTA’. ORA L’ABBIAMO FATTO DI NUOVO, SENZA ARMI,
SENZA MORTE, SENZA DISTRUZIONE.
CI DIFFERENZIAMO COSÌ DA CHI, DURANTE I SUOI
GOVERNI, DISTRIBUISCE LA
MORTE TRA SUOI GOVERNATI.
SIAMO GLI STESSI DI 500 ANNI FA, DI 44 ANNI
FA, DI 30 ANNI FA, DI 20 ANNI FA, DI SOLO QUALCHE GIORNO FA.
SIAMO GLI ZAPATISTI, I PIÙ PICCOLI, QUELLI
CHE VIVONO, LOTTANO E MUOIONO NELL’ULTIMO ANGOLO DELLA PATRIA, QUELLI CHE NON
TENTENNANO, QUELLI CHE NON SI VENDONO, QUELLI CHE NON SI ARRENDONO.
FRATELLI E SORELLE:
COMPAGNI E COMPAGNE:
SIAMO GLI ZAPATISTI, RICEVETE IL NOSTRO
ABBRACCIO.
DEMOCRAZIA!
LIBERTA’!
GIUSTIZIA!
Dalle
montagne del Sudest Messicano.
Per il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno – Comando Generale
dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.
Subcomandante
Insurgente Marcos
Messico. Dicembre 2012 – Gennaio 2013
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2012/12/30/el-ezln-anuncia-sus-pasos-siguientes-comunicado-del-30-de-diciembre-del-2012/
Loro
e noi. I.- Le (non) ragioni di sopra.
Gennaio 2013
Parlano quelli che stanno sopra:
“Siamo noi che comandiamo. Siamo più
potenti anche se siamo di meno. Non c’importa quello che dici-senti-pensi-fai,
basta che stai muto, sordo, immobile.
Possiamo imporre al governo gente mediamente
intelligente (anche se è molto difficile trovarne nella classe politica), ma
scegliamo uno che neanche riesce a far finta di sapere che cosa va a fare.
Perché? Perché possiamo farlo.
Possiamo usare l’apparato di polizia e
militare per perseguire ed imprigionare veri delinquenti, ma questi criminali
sono la nostra parte vitale. Invece scegliamo di perseguire te, picchiarti,
catturarti, torturarti, imprigionarti, assassinarti.
Perché? Perché possiamo farlo.
Innocente o colpevole? ¿E chi se ne
importa se sei uno o l’altro? La giustizia è solo una prostituta in più sul
nostro libro paga e, credici, non è la più costosa.
Ed anche se fai alla lettera quello che
imponiamo, anche se non fai niente, anche se innocente, ti schiacceremo.
E se insisti a chiedere perché lo
facciamo, ti rispondiamo: perché possiamo farlo.
Questo è avere il Potere. Si parla molto
di soldi, ricchezze, e di queste cose. Ma credici, quello che eccita è questa
sensazione di poter decidere sulla vita, la libertà ed i beni di chiunque. No,
il potere non è il denaro, è quello che puoi avere grazie ad esso. Il Potere
non è solo esercitarlo impunemente, ma anche e soprattutto, farlo
irrazionalmente. Perché avere il Potere è fare e disfare senz’altra ragione che
il possesso del Potere.
E non importa chi compaia davanti, per
occultarci. Destra e sinistra sono solo indicazioni per far parcheggiare
l’autista. La macchina funziona da sola. Non dobbiamo nemmeno ordinare che si
punisca l’insolenza di sfidarci. Governi grandi, medi e piccoli, di tutto lo
spettro politico, oltre ad intellettuali, artisti, giornalisti, politici,
gerarchi religiosi, si contendono il privilegio di compiacerci.
Quindi fottiti, marcisci, crepa,
disilluditi, arrenditi.
Per il resto del mondo non esisti, non
sei nessuno.
Sì, abbiamo seminato l’odio, il cinismo,
il rancore, la disperazione, il menefreghismo teorico e pratico, il conformismo
del male minore, la paura fatta rassegnazione.
Tuttavia, temiamo che questo si trasformi
in rabbia organizzata, ribelle, senza prezzo.
Perché il caos che imponiamo lo
controlliamo, lo gestiamo, lo dosiamo, lo alimentiamo. Le nostre forze
dell’ordine sono le nostre forze per imporre il nostro caos.
Ma il kaos che viene dal basso …
Ah, quello… non capiamo nemmeno cosa
dicono, chi sono, quanto costano.
E poi sono così volgari da non mendicare,
sperare, chiedere, supplicare, ma esercitare la loro libertà. Mai vista una
tale oscenità!
Questo è il vero pericolo. Gente che
guarda da un’altra parte, che esce dagli schemi, o li rompe, o li ignora.
Sai cosa ci ha dato buoni risultati? Il
mito dell’unità ad ogni costo. Intendersi solo col capo, dirigente, leader,
caudillo, o come lo si voglia chiamare. Controllare, gestire, contenere,
comprare qualcun@ è più facile che comprarne molti. Sì, e più a buon mercato.
Le ribellioni individuali. Sono tanto commoventemente inutili.
Quello che invece è un pericolo, un vero
caos, è quando qualcuno si mette in collettivo, gruppo, banda, razza,
organizzazione, e impara a dire no e a dire sì, e che si mettano poi d’accordo
tra loro. Perché questo non punta a chi comandiamo. Eh sì… uff… questo sì è una
calamità, immagina che ognuno costruisca il proprio destino, e decida che cosa
essere e fare. Sarebbe come rivelare che noi siamo prescindibili, che siamo
d’avanzo, che disturbiamo, che non siamo necessari, che dobbiamo essere
imprigionati, che dobbiamo sparire.
Sì, un incubo. Vero, ma ora per noi. Ti
immagini di che cattivo gusto sarebbe questo mondo? Pieno di indios, di neri,
di caffè, di gialli, di rossi, di rasta, di tatuaggi, di piercing, di
estoperoles, di punk, di darket@s, di chol@s, di skater@s, di quella bandiera
con la A così senza
nazione da essere comprata, di giovani, di donne, di put@s, di bimb@, di
vecchi, di chicanos, di autisti, di contadini, di operai, di nacos, di
proletari, di poveri, di anonimi, di… di altr@. Senza uno spazio privilegiato
per noi, “the beautiful people”… la gente per bene che si capisce…. perché si
vede da lontano che tu non hai studiato ad Harvard.
Sì, quel giorno per noi sarebbe notte…
Sì, tutto esploderebbe. Che che cosa faremmo?
Mmh… non ci avevamo pensato. Pensiamo,
pianifichiamo e realizziamo cosa fare per impedire che accada, ma…… no, non
c’avevamo pensato.
Bene, nel caso, dunque… mmh… non so…
forse cercheremmo i colpevoli e poi, non so, penseremmo a un piano B.
Indubbiamente per allora tutto sarebbe inutile. Credo che allora ricorderemo la
frase di quel maledetto ebreo rosso… no, Marx no… Einstein, Albert Einstein. Mi
sembra che sia stato lui a dire: “La teoria è quando si sa tutto e non funziona
niente. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa perché. In questo caso
abbiamo combinato la teoria e la pratica: non funziona niente… e nessuno sa
perché”.
No, hai ragione, non riusciremmo neppure
a sorridere. Il senso dell’umorismo è sempre stato un patrimonio non
espropriabile. Non è una pena?
Sì, senza dubbio: sono tempi di crisi.
Senti, non scatti qualche foto? Dico,
così, per sistemarci un po’ e farci un po’ più decenti. Naah, questo modello
l’abbiamo già usato in Hola… ah, ma che ti raccontiamo, si vede che non hai
letto il Libro Vaquero (fumetto di storielle ambientate nell’ovest del Messico
alla fine del XIX° secolo – n.d.t.).
Ah, non possiamo aspettare di raccontarlo
a@ nostr@ amic@ che sono venuti ad intervistarci uno così… così… così… altro.
Gli piacerà. E a noi daranno un’aria così cosmopolita…
No, certo che non ti temiamo. In quanto a
questa profezia… bah, si tratta solo di superstizioni, così… così… così
autoctone… Sì, così di bassa qualità … hahahaha… buona questa barzelletta,
prendi nota per quando vedremo i ragazzi…
Cosa?… non è una profezia?…
Oh, è una promessa…
(…) (suono di titutata-tatatatà dello
smartphone)
Pronto, polizia? Sì, è venuto qualcuno a
trovarci. Sì, pensiamo che fosse un giornalista o qualcosa così. Sembrava così…
così… così altro, sì. No, non ci ha fatto niente. No, non si è nemmeno portato
via niente. Sì, ora che siamo usciti dal club per incontrare i nostr@ amic@ vediamo
che hanno dipinto qualcosa sul portone d’ingresso del giardino. No, le guardie
non hanno visto chi è stato. No! certo che i fantasmi non esistono. Sì è di
molti colori… No, non abbiamo visto nessun barattolo di vernice qui intorno…
Bene, stavamo dicendo che è dipinto in molti colori, così, molto variopinto,
molto naif, molto altro, niente a che vedere con le gallerie dove… che cosa?
No, non vogliamo che mandi nessuna pattuglia. Sì, lo sappiamo. Ma lo diciamo
per vedere se è possibile indagare per capire che cosa vuol dire quello che è
dipinto. Non sappiamo se è un codice, o una di quelle strane lingue che parlano
i proletari. Sì, è una sola parola, ma non capiamo perché ci fà venire i
brividi. Dice:
MARICHIWEU!”
(*)
(continua…)
Da qualche luogo di tutti i mondi.
SupMarcos
Pianeta Terra
Gennaio 2013
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/01/20/ellos-y-nosotros-i-las-sin-razones-de-arriba/
(*) parola mapuche che
significa “vinceremo sempre!”
(Traduzione “maribel” – Bergamo)
LORO
E NOI
II
– La Macchina
in 2 cartelle
Gennaio 2013
Parla il venditore:
Si chiama “globalizzazione neoliberale
versione 6.6.6., ma preferiamo chiamarla “la selvaggia” o “la bestia”. Sì, un
appellativo aggressivo, d’impulso, molto grrr. Sì, l’ho imparato al
corso di sviluppo personale “Come vendere un incubo” … ma torniamo alla
macchina. Il suo funzionamento è molto semplice. È autosufficiente (o
“sostenibile”, come poi si dice). Produce guadagni esorbitanti… Che cosa?
Investire parte di quei guadagni per ridurre la fame, la disoccupazione, la
mancanza d’istruzione? Ma se sono esattamente queste carenze a far funzionare
questa meraviglia! Che ne dice, eh? Una macchina che produce contemporaneamente
il combustibile di cui necessita per funzionare: la miseria e la
disoccupazione.
Certo, produce anche merci, ma non solo.
Guardi: supponiamo di produrre qualcosa di completamente inutile, di cui
nessuno ne ha bisogno, senza mercato. Bene, questa meraviglia non solo produce
l’inutile, ma crea anche il mercato dove questa inutilità si trasforma in un
genere di prima necessità.
Le crisi? Certo, prema questo pulsante
qui… no, quello no, quello è di “espulsione” l’altro… sì. Bene, prema questo
tasto e tatan!, ecco la crisi che serve, completa, coi suoi milioni di
disoccupati, i suoi carri armati antisommossa, le sue speculazioni finanziarie,
le sue siccità, la sua fame nera, la sua deforestazione, le sue guerre, le sue
religioni apocalittiche, i suoi salvatori supremi, le sue prigioni e cimiteri
(non per i salvatori supremi), i suoi paradisi fiscali, i suoi programmi
assistenziali con sigla musicale e coreografia incluse… certo, un po’ di carità
sarà sempre ben vista.
Ma non è tutto, mi permetta di mostrarle
questo demo. Quando lo imposta su
“distruzione/spopolamento-ricostruzione/riordino” fa miracoli. Guardi questo
esempio: vede questi boschi? No, non si preoccupi per quegli indigeni… sì, sono
del popolo Mapuche, ma potrebbero essere yaquis, mayos, nahuas, purépechas,
maya, guaranì, aymarás, quechúas. Bene, prema il tasto “play” e vedrà che i
boschi spariscono (anche gli indigeni, ma non sono importanti), ora guardi come
tutto si trasforma in una landa, aspetti… lì arrivano le macchine, e voilá!:
ecco il campo da golf che aveva sempre sognato, col suo residence esclusivo e
con tutti i servizi. Ah, meraviglioso no?
E’ accompagnato da un software di ultimissima
versione. Faccia click qui, dove dice “filtro”, e nella sua tv, radio,
giornali, riviste, feisbuc, tuiter, yutub, appariranno solo complimenti e lodi
per lei e per i suoi. Sì, elimina ogni commento, scritto, immagine, rumore,
tutta la cattiva energia che le viene da quei plebei anonimi, sporchi, brutti e
cattivi… e volgari, sì.
Ha il cambio a leva (anche se può passare
al pilota automatico con un solo click); eliporto; un biglietto aereo no,
perché poi non esiste posto dove fuggire, però sì, un posto sarebbe sulla
navetta spaziale più prossima alla partenza; ha anche il suo “mall”
super-iper-mega esclusivo; campo da golf; bar; yacht club; un diploma di
Harvard già incorniciato; casa di villeggiatura; pista di ghiaccio… sì, lo so,
che cosa faremmo senza la sinistra moderna e le sue trovate? Ah, e con questa
meraviglia lei potrà stare in “tempo reale” e simultaneamente in qualunque
parte del pianeta, è come se avesse il proprio ed esclusivo bancomat globale.
Mmh… sì, include una bolla papale per
assicurarsi un posto V.I.P in cielo. Sì, lo so, ma sull’immortalità ci stiamo
lavorando. Nel frattempo, possiamo installare come accessorio (costo a parte,
chiaro, ma sono sicuro che questo non è un problema per qualcuno come lei): una
stanza antipanico! Sì, perché poi a quei vandali vengono delle pretese come
quella che “la terra è di chi la lavora”. Oh, ma non c’è da preoccuparsi. Per
questo abbiamo governanti, partiti politici, nuove religioni, “reality show”.
Ma, è solo una supposizione, e se per caso fallissero? Ovviamente, in questioni
di sicurezza nessuna spesa è onerosa. Certo, lasci che prenda nota: “includere
Stanza Antipanico”.
Comprende inoltre uno studio TV, uno
radiofonico ed un tavolo di redazione. No, non mi fraintenda. Non sono per
guardare la televisione, né ascoltare la radio, né leggere giornali e riviste,
quello è per porci. Sono per produrre l’informazione e il divertimento di
quelli che fanno funzionare la macchina. Non è geniale?
Cosa? Oh… bene… sì… mi temo che questo
piccolo problema non sia stato risolto dai nostri specialisti. Sì, se la
materia prima, voglio dire, se la moltitudine plebea si ribella non c’è niente
da fare. Sì, forse anche la “stanza antipanico” sarebbe inutile in quella
situazione. Ma non bisogna essere pessimisti, pensi che quel giorno… o notte… è
molto lontano. Sì, l’ottimismo “new age” l’ho imparato sempre nel corso di
sviluppo personale. Eh? Come? Sono licenziato?
(continua…)
Da qualche luogo di tutti i mondi.
SupMarcos
Pianeta Terra
Gennaio 2013
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Ascolta e guarda il video che accompagna questo testo: link
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)
LORO
E NOI
III
– I Capoccia.
In qualche luogo del Messico…
L’uomo colpisce, furioso, il tavolo.
- Annientateli!
– Signore, con tutto il rispetto E’ da
più di 500 anni che ci proviamo. Gli imperi che si sono succeduti hanno tentato
con tutto il potere militare dell’epoca.
– E perché sono ancora lì?
– Emm… stiamo ancora cercando di capirlo – il lacchè guarda con rimprovero il tipo in divisa
militare.
Il militare si alza e, sull’attenti, tende
il braccio destro, con la mano estesa, e grida con entusiasmo:
– Heil…! Scusate, volevo dire, saluto,
signore – Dopo aver rivolto un’occhiata minacciosa che zittisce le risatine
degli altri commensali, continua:
- Il problema, signore, è che quegli
eretici non ci affrontano dove siamo forti, ci girano intorno, ci attaccano
nelle nostre debolezze. Se fosse una questione di piombo e fuoco, già da tempo
quelle terre, con i loro boschi, acqua, minerali, persone, sarebbero state
conquistate e così lei avrebbe potuto offrirle in tributo al grande Capo,
signore. Quei codardi, invece di affrontarci con i loro eroici petti nudi, o
con archi, frecce e lance, e morire da eroi (sconfitti sì, ma da eroi), si
preparano, si organizzano, si mettono d’accordo, ci prendono in giro, si
nascondono quando si tolgono la maschera. Ma non saremmo in questa situazione
se mi avessero coinvolto quando tutto è cominciato – e guarda con riprovazione
il commensale sulla cui targhetta sul tavolo si legge “chupa-cabras versione
8.8.1.3“.
Il commensale sorride e dice:
– Generale, con tutto il rispetto, non
avevamo una bomba atomica. Ed anche se ne avessimo potuta avere una dai nostri
alleati (il commensale che ha la targhetta con scritto “ambasciatore” ringrazia
per la menzione), saremmo riusciti ad annichilire tutti gli aborigeni, ma
avremmo distrutto anche i boschi e l’acqua, oltre a rendere i lavori di
esplorazione e sfruttamento di minerali impossibili per, diciamo, vari
secoli.
Interviene un altro dei lacchè:
– Abbiamo promesso loro che alla loro
morte ci sarebbero state canzoni e poemi in lode al loro sacrificio, corridos,
film, tavole rotonde, saggi, libri, opere teatrali, statue, il loro nome in
caratteri d’oro. Li abbiamo avvertiti che se si impegnavano a resistere e
continuare a vivere, avremmo diffuso voci e dubbi sul perché non sono spariti,
perché non sono morti, e che avremmo detto che loro erano una nostra creazione,
che avremmo intrapreso una campagna di discredito tale che avrebbero perfino
avuto il sostegno di alcuni intellettuali, artisti e giornalisti progressisti –
I commensali ai quali allude fanno un gesto di approvazione, benché più di uno
si mostri infastidito per così tanti “isti“.
L’uomo interrompe impaziente:
– E?
– Ci hanno risposto così – (il lacchè
mostra il pugno col dito medio alzato).
I commensali si agitano indignati e reclamano:
– Plebei! Villani! Rozzi! Barboni! -
Il lacchè è ancora col dito medio alzato di
fronte all’uomo che lo riprende:
– Ok, ho capito, abbassa la mano.
Il lacchè abbassa lentamente la mano mentre
strizza l’occhio agli altri commensali. Poi continua:
– Il problema, signore, è che queste
persone non hanno il culto della morte, ma della vita. Abbiamo cercato di
eliminare i loro leader visibili, comprarli, sedurli.
– Quindi?
– Oltre al fatto che non ci siamo
riusciti, ci siamo resi conto che il problema maggiore sono i leader
invisibili.
– Ok, trovateli.
– Li abbiamo già incontrati, signore
– E? -
– Sono tutt@, signore.
- Come tutt@?
– Sì, tutte, tutti. Questo è uno dei
messaggi che hanno lanciato il giorno della fine del mondo. Ma siamo riusciti a
non far trapelare sui mezzi di comunicazione, e credo che qui possiamo dirlo
senza paura che qualcun altro lo sappia, che hanno usato un codice affinché noi
capissimo: quello che sta sopra il palco è il capo.
- Cosa?! 40 mila capi?
– Emm… signore, scusi, questi sono quelli
che abbiamo visto, bisognerebbe aggiungere gli altri che non abbiamo visto.
– Allora corrompeteli. Immagino che
abbiamo denaro a sufficienza – aggiunge rivolgendosi al commensale con la
targhetta “cassiere non automatica”.
Il cosiddetto “cassiere” dice balbettando:
- Signore, dovremmo vendere qualche bene
dello Stato ma ormai non c’è quasi più nulla.
Il lacchè interviene:
– Signore, c’abbiamo provato.
– E?
– Non hanno prezzo.
– Dunque, convinceteli.
- Non capiscono quello che diciamo. E a
dire il vero, anche noi capiamo quello che dicono. Parlano di dignità, di
libertà, di giustizia, di democrazia…
– Bene, allora facciamo come che se non
esistessero. Così moriranno di fame, malattie curabili, con un buon blocco
informativo, nessuno se ne accorgerà fino a che sarò troppo tardi. Ok,
uccidiamoli di oblio.
Il commensale che somiglia sorprendentemente
ad un chupa-cabras fa un segno di approvazione. L’uomo ringrazia per il
gesto.
– Sì, signore, ma c’è un problema.
– Quale?
– Anche se li ignoriamo, si ostinano a
continuare ad esistere. Senza le nostre elemosine, scusate, volevo dire senza
il nostro aiuto, hanno costruito scuole, hanno coltivato la terra, realizzato
cliniche ed ospedali, migliorato le abitazioni e la loro alimentazione,
abbassato i livelli di criminalità, sconfitto l’alcolismo. Oltre ad aver
proibito la produzione, distribuzione e consumo di stupefacenti, elevato la
loro speranza di vita quasi equiparandola con quella delle grandi città.
- Ah, cioè che continua ad essere più
alta nelle città – l’uomo sorride soddisfatto.
– No signore, quando dico “quasi” è che
la loro è più alta. La speranza di vita nelle città si è ridotta grazie alla
strategia del suo predecessore, signore.
Tutti si voltano a guardare con scherno e
riprovazione il personaggio con la cravatta blu.
– Vuoi dire che quei ribelli vivono
meglio di quelli che corrompiamo?
– Assolutamente, signore. Ma non dobbiamo
preoccuparci di questo, abbiamo predisposto una campagna mediatica ad hoc
per rimediare a questo.
– E?
- Il problema è che né loro né i nostri
guardano la televisione, leggono i nostri giornali, non hanno twitter, né
facebook, nemmeno il cellulare. Loro sanno di stare meglio ed i nostri sanno di
stare peggio.
Si alza la commensale con il cartellino
“sinistra moderna”:
– Signore, se permette. Con il nuovo
programma di Solid… scusi, volevo dire con la Crociata Nazionale…
Il lacchè la interrompe spazientito:
– Dai Chayo, non cominciare con i
discorsi per i media. Tutti noi concordiamo che il nemico principale sono quei
maledetti indios e non l’altro innominabile. Quello l’abbiamo ben infiltrato e
circondato da personale del signore qui presente.
Quello con cartellino “chupa cabras“
annuisce con soddisfazione e riceve grato le pacche sulle spalle dei vicini
commensali.
Il lacchè continua:
– Ma tu ed io, e tutti i presenti,
sappiamo che la faccenda dei programmi sociali è una bugia, che non importa
quanti soldi si investano, alla fine dell’imbuto non resta niente. Perché
ognuno si prende la sua fetta. Dopo il signore, con tutto il rispetto, tu ne
prendi una buona parte, e così tutti i presenti, poi i signori governatori, i
comandi delle zone militari e navali, le legislature locali, i presidenti
municipali, i commissari, i leader, gli addetti, i cassieri, alla fine, resta
poco o niente.
L’uomo interviene:
- Allora bisogna fare qualcosa,
altrimenti il Capo cerca altri capoccia e voi sapete bene, signore e signori,
cosa significa: la disoccupazione, lo scherno, forse la prigione o l’esilio.
Il personaggio titolato “chupa-cabras”
trema e fa un gesto affermativo.
– Ed è urgente, perché se quegli indios
zampa-storta… (la figlia del signore fa una smorfia schifata, la signora
improvvisamente si sente male e diventa verde). La signora si ritira adducendo
qualcosa su una gravidanza.
L’uomo prosegue:
– Se quegli stronzi di indios si
uniscono, ci troveremmo con grossi problemi perché…
– Emm, emm, signore - interrompe il
lacchè.
- Sì? -
– Temo che ci sia un problema più grande,
cioè, peggiore, signore.
– Più grave? Peggiore? Cosa può esserci
di peggio degli indios insorti?
- Beh, che si mettano d’accordo con
gli/le altr@, signore -.
– Gli/le Altr@? Chi sono? -
- Mm… aspetti che guardo… beh, contadini,
operai, disoccupati, giovani, studenti, maestri, impiegati, donne, uomini,
anziani, professionisti, gay, punk, rasta, skater, rapper, hip-hopers, rocker,
metallari, autisti, coloni, ong, ambulanti, bande, razze, villani, plebei…-
- Basta!, ho capito… credo.
I lacchè si scambiano un sorrisetto
complice.
– Dove sono i leader che abbiamo
corrotto? Dove sono quelli che abbiamo convinto che la soluzione di tutto è
diventare come noi?
- Sono sempre in meno a crederci,
signore. E’ sempre più difficile controllare i loro uomini.
– Cercate chi corrompere! Offrite soldi,
viaggi, programmi televisivi, seggi, governi! Ma soprattutto soldi, tanti
soldi!
- Lo stiamo facendo, signore, ma … –
il lacchè tentenna.
- E? – lo pressa l’uomo.
– Ne troviamo sempre di più… -
- Magnifico! Allora, c’è bisogno di altri
soldi?
– Signore, voglio dire che ne troviamo
sempre di più che non si lasciano corrompere.
- E col terrore?
– Signore, sono sempre di più a non aver
paura, o se ce l’hanno, la controllano.
– L’inganno?
– Signore, sono sempre di più le persone
che pensano con la propria testa.
– Allora bisogna distruggerli tutti!
- Signore, se spariscono tutti,
spariscono anche i nostri. Chi seminerà la terra, chi farà funzionare le
macchine, chi lavorerà nei grandi media, chi ci servirà, chi combatterà le
nostre guerre, chi ci loderà?
– Allora bisogna convincerli che noi
siamo necessari quanto loro.
– Signore, oltre al fatto che ci sono
sempre più persone che rendono contro che non siamo necessari, sembra che il
Capo stia dubitando della nostra utilità, e per “nostra” mi riferisco a tutti
noi.
Gli invitati al tavolo del signore si
agitano nervosamente sulle sedie.
- Dunque?
– Signore, mentre cerchiamo un’altra
soluzione, perché quella del “Patto” non è servita a niente, e visto che
bisogna evitare la vergogna di ospitarlo di nuovo in un bagno, abbiamo
acquisito qualcosa di più adatto: una “stanza antipanico!”
I commensali si alzano e applaudono. Tutti
si affollano intorno alla macchina. L’uomo entra e si mette ai comandi.
Il lacchè, nervoso, avverte:
– Signore, faccia attenzione a non
premere sul tasto “espulsione”.
– Questo?
– Nooooooooooooooo!
Truccatori e burattinai corrono a prestare
aiuto.
Il lacchè si rivolge ad uno dei cameraman
che ha filmato tutto:
- Cancella questa parte… E dì al Capo che
prepari un fantoccio di scorta. Questo bisogna “resettarlo” ogni volta.
I commensali si aggiustano la cravatta, la
gonna, si pettinano, tossicchiano cercano di richiamare l’attenzione. I click
delle telecamere e la luce dei flash oscurano tutto…
(continua…)
Da qualche luogo di tutti i mondi.
SupMarcos
Pianeta Terra
Gennaio 2013
Dati ricavati dalla Relazione #69 del
Servizio di Intelligenza Autonoma (SIA) su quanto sentito e visto in una
riunione ultra-arci-super-iper segreta, realizzata in Messico, D.F. cortile
degli Stati Uniti, latitudine 19° 24´ N, longitudine 99° 9´ W. Data: alcune ore
fa. Classificazione: solo per i tuoi occhi. Raccomandazione: non rendere
pubblica questa informazione perché ci sgamano. Nota: mandate altro pozol
perché Elías l’ha finito al grido di “reggetevi che c’è fango!”, e sta ballando
ska sul motivo dei Tijuana No, “Trasgresores de la Ley”, nella versione di Nana
Pancha. Sì, il pezzo è forte, ma è dura entrare in slam
perché Elías indossa scarponi da minatore con punta di acciaio.
::::::::::::::::::::::::::::::::
Ascolta e guarda il video che accompagna il testo: Link
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)
LORO
E NOI
IV
– Le sofferenze del basso
Gennaio 2013
Quante
volte una pattuglia ci ha fermato per strada per il reato di “avere una faccia”
sospetta o una cresta e dopo un po’ di botte ci hanno derubato e poi lasciato
andare?
“Repressione
e Criminalizzazione”, Cruz Negra Anarquista-México. Gennaio/2013
- E
i giovani che ora vedono in te un eroe e l’esempio di una persona che è stata
ingiustamente punita da un sistema repressore? –
-
Eroe, no. Eroe è ognuno di quei giovani che escono ogni giorno in strada ad
organizzarsi per cambiare questa società ingiusta e questo sistema economico,
politico. E si organizzano, si difendono… Non temano, la paura sarà dall’altra
parte -
Alfonso
Fernández, detenuto secondo il 14N, nello Stato Spagnolo,
intervistato da Shangay Lily, per Kaos en la Red. gennaio 2013
“È
necessario un nemico per dare al popolo una speranza. (…) Ora, il
sentimento dell’identità si fonda sull’odio verso chi non è uguale.
Bisogna coltivare l’odio come passione civile. Il nemico è l’amico dei popoli.
È necessario avere chi odiare per trovare giustificazione della propria
miseria. Sempre. L’odio è la vera passione primordiale.”
Umberto
Eco. Il Cimitero di Praga.
Dove e quando comincia la violenza?
Vediamo.
Di fronte allo specchio, in qualunque
calendario e in qualunque geografia…
Immagina di essere diverso dalla gente
comune.
Immagina di essere molto altro.
Immagina di avere un certo colore della
pelle o dei capelli.
Immagina di essere disprezzato e umiliato e
perseguitato e imprigionato e ucciso
per questo motivo, per essere diverso.
Immagina che da quando nasci, tutto il
sistema ti dice e ti ripete che sei strano, anormale, malato, che devi pentirti
di quello che sei e che, dopo averlo attribuito alla sfortuna e/o alla
giustizia divina, devi fare tutto
quanto possibile per modificare questo
“difetto di fabbrica”.
/
Bene, vede, abbiamo proprio un prodotto che fa semplicemente
m-e-r-a-v-i-g-l-i-e per i difetti congeniti. Questo pensiero la solleva dalla
ribellione e da quel fastidioso lamentarsi sempre di tutto. Questa crema le
cambia il colore della pelle. Questa tintura per capelli le dà la tonalità di
moda. Questo corso di “come farsi gli amc@ ed essere popolare nella rete” le
fornisce quello che serve per essere una persona moderna. Questo trattamento le
restituirà la giovinezza. Questo dvd le mostrerà come comportarsi a tavola, per
strada, sul lavoro, al letto, nelle aggressioni illegali (ladri), nelle
aggressioni legali (banche, governanti, elezioni, imprese legalmente
riconosciute), nelle riunioni sociali… come? Oh, non la invitano alle riunioni
sociali?… ok, le dice anche come farsi invitare. Infine, da qui conoscerà il
segreto di come vincere nella vita. Avrà più follower in twitter di Lady Gaga e
yustin biber! Include una maschera a sua scelta. Ne abbiamo di ogni tipo! Anche
quella di CSG ok, ok, ok, questo è stato un brutto esempio, ma ne abbiamo una
per ogni necessità. Non la guarderanno più schifati! Non le diranno più rozz@,
indi@, plebeo, negr@, región 4, zombie, filozapatista! /
Immagina che, nonostante tutti i tuoi sforzi
e buone azioni, non riesci a nascondere il suo colore della pelle o dei
capelli.
Ora immagina che si lanca una campagna per
eliminare tutt@ quelli come te.
Non è che ci sarà un evento per dare inizio
a questa campagna, o una legge che lo stabilisca, ma ti accorgi che tutto il
sistema comincia a rivolgersi contro di te e contro chi è come te. Tutta la
società trasformata in una macchina il cui scopo principale è
annichilirti.
Dapprima ci sono sguardi di disapprovazione,
schifo, disprezzo. Seguono gli insulti, le aggressioni. Poi ci sono arresti,
deportazioni, prigioni. Quindi morti qua e là, uccisioni legali e illegali.
Infine, la vera campagna, la macchina in tutta la sua capacità, per far sparire
te e tutt@ quell@ come te. L’identità di chi forma la società si regge
sull’odio verso di te. La tua colpa? Essere diverso.
-*-
Ancora non lo vedi?
Ok, immagina dunque di essere… (coniuga al
maschile, al femminile o altro, secondo il caso).
Un indigeno in un paese dominato da
stranieri. Una squadra di elicotteri militari si dirige sulle tue terre. La
stampa dirà che l’occupazione del parco eolico impediva la diminuzione
dell’inquinamento o che la selva veniva distrutta. “Lo sgombero era
necessario per ridurre il riscaldamento globale del pianeta”, segretario di
governo.
Un nero in una nazione dominata da bianchi.
Un giudice WASP emette la sentenza. La giuria ti ha dichiarato
colpevole. Tra le prove presentate dalla procura c’è un’analisi della
pigmentazione della tua pelle.
Un ebreo nella Germania nazista. L’ufficiale
della Gestapo ti guarda fisso. Il giorno dopo nel rapporto si dirà che la razza
umana è stata depurata.
Un palestinese nella Palestina attuale. Il
missile dell’esercito israeliano punta sulla scuola, l’ospedale, il quartiere,
la casa. Domani i media diranno che si sono abbattuti su obiettivi militari.
Un immigrato dall’altra parte di qualsiasi
frontiera. Si avvicina una pattuglia della migra. Il giorno dopo non
apparirà niente nei notiziari.
Un prete, una suora, un laico che ha optato
per i poveri, in mezzo all’opulenza del Vaticano. Il discorso del Cardinale si
rivolge contro chi si immischia nelle cose terrene.
Un venditore ambulante in un centro
commerciale esclusivo in una zona residenziale esclusiva. Il furgone della
celere staziona. “Difendiamo il libero commercio”, dichiarerà il
delegato governativo.
Una donna sola, di giorno o di notte, su un
mezzo pubblico pieno di uomini. Una piccola variazione nella percentuale di
“violenza di genere”. L’agente di polizia dirà: “è che sono loro a provocare.”
Un gay solo, di giorno o di notte, su
un mezzo pubblico pieno di maschi. Una minima variazione nella percentuale di
“violenza omofobica”.
Una lavoratrice del sesso in una strada
isolata… si avvicina una pattuglia. “Il governo combatte con efficienza la
tratta delle bianche” dirà la stampa.
Un punk, un rasta, uno skater, un cholo, un
metallaro, per strada, di notte… si avvicina un’altra pattuglia. “Vogliamo
inibire le condotte asociali e il vandalismo”, capo di governo.
Un grafittaro mentre “scrive” nel World
Trade Center… si avvicina un’altra pattuglia. “Faremo tutto il necessario
per avere una città bella e attraente per il turismo”, qualsiasi
funzionario.
Un comunista in una riunione del partito
fascista di destra. “Siamo contro i totalitarismi che tanto danno hanno
fatto nel mondo”, il presidente del partito.
Un anarchico in una riunione del partito
comunista. “Siamo contro le deviazioni piccolo-borghesi che tanto danno
hanno fatto alla rivoluzione mondiale”, il segretario generale del partito.
Un programma del notiziario “31 minutos”
nella striscia informativa della CNN. Tulio Triviño e Juan Carlos Bodoque si
guardano sconcertati, non dicono niente.
Un gruppo musicale alternativo che cerca di
vendere il suo disco ad un concerto di Lady Gaga, Madonna, Justin Bieber, o
chiunque altro. La folla si avvicina. I fan gridano arrabbiati.
Un’artista che danza fuori dal grande centro
culturale (sì-di-gala-solo-su-invito-spiacenti-signorina-lei-sta-disturbando)
dove si sta esibendo il balletto del Bolshoi. La Sicurezza procede a
ristabilire la tranquillità.
Un anziano in una riunione presieduta dal
ministro giapponese delle finanze Tarò Asó (ha studiato a Stanford e poco tempo
fa ha chiesto agli anziani di “sbrigarsi a morire” perché costa molto
che continuino a vivere). Altri tagli alla spesa sociale.
Un Anonymus che critica il
“copyright” in una riunione degli azionisti di Microsoft-Apple. “Un
pericoloso hacker dietro le sbarre“, tuonano i media.
Un giovane Mapuche che in Chile reclama il
territorio dei suoi antenati mentre arrivano i blindati e il verde minaccioso
dei carabineros. La pallottola che lo ferirà mortalmente alla schiena
resterà impunita.
Un ragazzo e/o studente o disoccupato ad un
posto di blocco dell’esercito-polizia-guardia civil-carabineros.
L’ultima cosa che ha sentito “Sparate!”
Un comunero nahua negli uffici di una
multinazionale. Uomini in divisa lo sequestrano. “Stiamo indagando”, i
rispettivi govierni.
Un dissidente di fronte ai muri di grigio
metallo, mentre dall’altra parte della frontiera la classe politica messicana
ingoia il rospo di una nuova imposizione. Riceve il colpo di una pallottola di
gomma che gli fa perdere un occhio o gli rompe il cranio. “Ci appelliamo
all’unità nazionale per il bene del paese. E’ ora di lasciarci dietro le
controversie”, prime pagine dei notiziari.
Un contadino di fronte a un esercito di
avvocati e poliziotti che si sente dire che la terra che coltiva, dove sono
nati e cresciuti i suoi genitori, i suoi nonni, i suoi trisnonni, e così fino a
che il tempo si confonde, ora è di proprietà di un’impresa immobiliare e che
sta derubando i poveri impresari di qualcosa che legalmente appartiene loro. La
prigione.
Un oppositore alla frode elettorale che vede
assolti i 40 ladroni e i loro leccapiedi. La beffa: “bisogna voltare pagina
e guardare avanti”.
Un uomo o una donna che vanno a vedere il
motivo del baccano e improvvisamente sono “incapsulati” dalle forze
dell’ordine. Mentre ti spintonano, picchiano e prendono a calci per portarti
sul blindato, riesci a vedere che le telecamere di un noto canale televisivo
sono puntate dall’altra parte.
Un indigeno zapatista nelle prigioni del
malgoverno (PRI-PAN-PRD-PT-MC) da molti anni. Legge sul giornale: “Perché
l’EZLN ricompare ora che il PRI è tornato al Potere? E’ molto sospetto.”
-*-
Ci segui?
Ora…
Senti la certezza di essere fuori posto?
Senti la paura di essere ignorat@,
insultat@, picchiat@, schernit@, umiliat@, violentat@, incarcerat@, assassinat@
solo por essere quello che sei?
Senti l’impotenza di non poter fare nulla
per impedirlo, per difenderti, per essere ascoltato?
Stai maledicendo il momento in cui ti sei
messo lì, il giorno in cui sei nato, l’ora in cui hai cominciato a leggere
questo testo?
-*-
Molti degli esempi sopra riportati hanno un
nome, un calendario e una geografia:
Juan Francisco Kuykendall Leal. Il compa
Kuy, della Sexta, professore, drammaturgo, direttor teatrale. Cranio spaccato
il 1° dicembre 2012 da una pallottola delle “forze dell’ordine”. Voleva
realizzare un’opera teatrale su Enrique Peña Nieto.
José Uriel Sandoval Díaz. Giovane studente
dell’Università Autonoma di Città del Messico e membro del Consiglio
Studentesco di Lotta. Ha perso un occhio nella repressione del 1° dicembre 2012 a causa dell’attacco
delle “forze dell’ordine”. Si opponeva all’imposizione di Enrique Peña Nieto.
Celedonio Prudencio Monroy. Indigeno Nahua.
Sequestrato il 23 ottobre 2012 dalle “forze dell’ordine”. Si opponeva
all’esproprio delle terre nahuas da parte delle compagnie minerarie e dei
taglialegna.
Adrián Javier González Villarreal. Studente
della Facoltà di Ingegneria Meccanica ed Elettrica dell’Università Autonoma di
Nuevo León, Messico, assassinato nel gennaio del 2013 dalle “forze
dell’ordine”. Voleva laurearsi ed essere un professionista di successo.
Cruz Morales Calderón e Juvencio Lascurain.
Contadini catturati in Veracruz, 2010-2011, dalle “forze dell’ordine”. Si
opponevano all’esproprio delle loro terre da parte delle imprese
immobiliari.
Matías Valentín Catrileo Quezada. Giovane
indigeno Mapuche, assassinato il 3 gennaio del 2008 in Cile, America
Latina, dalle “forze dell’ordine”. Si opponeva all’esproprio della terra
mapuche da parte di governo, latifondisti e imprese transnazionali.
Francisco Sántiz López, indigeno zapatista,
arrestato ingiustamente dalle “forze dell’ordine”. Si opponeva alla contrainsurgencia
governativa di Juan Sabines Guerrero e Felipe Calderón Hinojosa.
-*-
Dai… non disperarti, abbiamo quasi finito…
Ora immagina di non avere paura, o che ce
l’hai ma la controlli.
Immagina di andare allo specchio e di non
nascondere o mascherare la tua differenza, ma di sottolinearla.
Immagina di fare scudo e arma del tuo essere
diverso, di difenderti, di trovare altr@ come te, di organizzarsi, resistere,
lottare, e, senza accorgersene, passare dal “sono diverso” al “siamo
diversi”.
Immagina di non nasconderti dietro la
“maturità” ed il “buonsenso”, dietro “non è il momento”, “non ci sono le
condizioni”, bisogna aspettare”, “è inutile”, “non c’è rimedio”.
Immagina di non venderti, di non tentennare,
di non arrenderti.
Riesci ad immaginarlo?
Bene, perché anche se né tu né noi ancora lo
sappiamo, siamo parte di un “noi” più grande e ancora da costruire.
(continua…)
Da qualche parte di tutti i
mondi.
SupMarcos
Pianeta Terra
Gennaio 2013
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Ascolta e guarda il video che accompagna questo testo: LINK
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)
LORO E NOI
V – LA SEXTA
ESERCITO ZAPATISTA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
MESSICO
Gennaio 2013
Per: le/i compagn@ aderenti alla Sesta
Dichiarazione della Selva Lacandona in tutto il mondo.
Da: Le zapatiste, gli zapatisti del Chiapas,
Messico.
Compagne, compagni e compañeroas:
Compas della Rete contra la
Repressione e per la Solidarietà:
Le donne, gli uomini, i bambini e gli
anziani dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, i più piccoli tra i
vostri compagni, vi mandano il loro saluto.
Abbiamo deciso che la nostra prima parola
particolarmente rivolta a@ nostr@ compagn@ della Sesta, sia resa nota in uno
spazio di lotta, come lo è quello della Rete Contro la Repressione e per la Solidarietà. Ma
le parole, i sentimenti ed i pensieri che qui si scorgono hanno come
destinatario anche chi non è presente. Sono, soprattutto, per loro.
-*-
Ringraziamo per l’appoggio che avete dato
per tutto questo tempo alle nostre comunità, ai nostri compagni basi di
appoggio zapatiste ed ai compas aderenti detenuti in Chiapas.
Nel nostro cuore sono custodite le vostre
parole di incoraggiamento e la mano collettiva che si è stretta alla nostra.
Siamo sicuri che uno dei punti da trattare
nella vostra riunione sarà, o è già stato, quello di lanciare una grande
campagna in appoggio al compa Kuy, per denunciare l’aggressione di cui è
stato oggetto e chiedere giustizia per lui e per tutti quelli feriti in
quell’occasione, e per chiedere la liberazione immediata di tutti gli arrestati
a Città del Messico e a Guadalajara in occasione delle proteste contro
l’imposizione di Enrique Peña Nieto quale titolare dell’esecutivo federale.
Non solo, ma è importante anche che quella
campagna contempli di chiedere fondi per appoggiare il compa Kuy per le
spese di ospedalizzazione e di riabilitazione che le zapatiste e gli zapatisti
augurano avvenga presto.
Per appoggiare questa campagna di fondi,
stiamo mandando una piccola somma di denaro. Vi chiediamo che, benché piccola,
la sommiate a quella che raccoglierete per il nostro compagno di lotta.
Quando potremo raccoglierne di più, faremo arrivare il nostro contributo a chi
nominerete per questo compito.
-*-
Approfittiamo di questa riunione non solo
per salutare il vostro impegno, ma anche e soprattutto, per salutare,
attraverso voi, tutti i compas in Messico e nel mondo che si sono
mantenuti fermi in questo nodo che ci unisce e che chiamiamo la Sesta.
Sappiate che è stato un onore avervi come
compañeroas.
Può sembrare un addio, ma non lo
è. Significa solo che abbiamo dato per conclusa una tappa nel percorso
della Sesta, e che pensiamo che bisogna compiere un altro passo.
Non sono stati pochi i dispiaceri che
abbiamo sofferto, a volte insieme, a volte singolarmente, ognuno nella propria
geografia.
Ora vogliamo spiegarvi ed informarvi
di alcuni cambiamenti che faremo nel nostro percorso sul quale, se siete
d’accordo e ci accompagnerete, ritorneremo, ma in un altro modo rispetto al
lungo elenco di sofferenze e speranze che prima si è chiamato L’Altra Campagna
in Messico e la
Zezta Internazional nel mondo, e che ora sarà semplicemente La Sexta. Ora andremo
più in là, fino a…
Il
Tempo del No, il Tempo del Sì.
Compagne, compagni:
Definito chi siamo, la nostra storia
passata e attuale, il nostro posto ed il nemico che ci troviamo di fronte,
com’è plasmato nella Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, resta ancora in
sospeso definire perché lottiamo.
Definiti i “no“,
bisogna delineare i “sì“.
Non solo, mancano anche altre
risposte ai “come“, “quando“, “con chi“.
Tutti voi sapete che il nostro
pensiero non è quello di costruire una grande organizzazione con un centro che
dirige, un comando centralizzato, un capo, individuo o in
collegiale.
La nostra analisi del sistema
dominante, del suo funzionamento, delle sue forze e debolezze, ci ha portato a
dire che l’unità di azione può esserci se si rispettano quelli che noi
chiamiamo “i modi” di ognuno.
I “i modi” non sono altro che le
conoscenze che ognuno di noi, individualmente o collettivamente, possiede della
sua geografia e calendario. Cioè, le sue sofferenze e le sue
lotte.
Noi siamo convinti che ogni tentativo
di omogeneità non è altro che un tentativo fascista di dominazione, anche se si
nasconde dietro un linguaggio rivoluzionario, esoterico, religioso o
simile.
Quando si parla di “unità”, si omette
di dire che questa “unità” è sotto la direzione di qualcuno o qualcosa,
individuale o collettivo.
Sul falso altare della “unità” non si
sacrificano solo le differenze, si nasconde anche la sopravvivenza di tutti i
piccoli mondi di tirannie e ingiustizie in cui viviamo.
Nella nostra storia, la lezione si
ripete continuamente. E in ogni angolo di mondo, per noi il posto è
sempre quello dell’oppresso, del disprezzato, dello sfruttato, del
derubato.
Quelle che chiamiamo le “4 ruote del
capitalismo”: sfruttamento, furto, repressione e disprezzo, si sono ripetute
per tutta la nostra storia, con differenti nomi dati sopra, ma sotto ci siamo
sempre noi.
Ma l’attuale sistema è arrivato ad
uno stadio di follia estrema. Il suo affanno predatore, il suo disprezzo
assoluto per la vita, il suo diletto per la morte e la distruzione, il suo
impegno nell’instaurare l’apartheid per tutti i diversi, cioè, tutti
quelli di sotto, sta portando l’umanità alla sua scomparsa come forma di vita
sul pianeta.
Come qualcuno potrebbe consigliare,
possiamo aspettare pazientemente che quelli di sopra finiscano per
autodistruggersi, senza pensare che la loro insana superbia porta alla
distruzione di tutto.
Nella loro smania di stare sempre più
in alto, minano le fondamenta. L’edificio, il mondo, finirà per collassare e
non ci sarà chi incolpare come responsabile.
Noi pensiamo che qualcosa sta andando
male, molto male. Ma che se, per salvare l’umanità e la malconcia casa in
cui vive, qualcuno deve andarsene, questo devono essere quelli di
sopra.
E non ci riferiamo solo alle persone
che stanno sopra. Parliamo di distruggere le relazioni sociali che fanno
sì che qualcuno stia sopra a costo di qualcuno che sta sotto.
Noi zapatisti e zapatiste sappiamo
che linea che abbiamo tracciato sulla geografia del mondo non è per niente un
classico. Questo “sopra” e “sotto” dà fastidio, imbarazza e irrita.
Sì, non è la sola cosa che irrita, lo sappiamo, ma ora ci stiamo riferendo a
questo fastidio.
Possiamo sbagliarci.
Sicuramente ci sbagliamo. Arriveranno i poliziotti e i commissari del pensiero
per giudicarci, condannarci ed eseguire l’esecuzione… magari solo nei loro
brillanti scritti e non nascondano la loro vocazione di boia dietro quella di
giudici.
Ma è così che noi zapatiste e
zapatisti vediamo il mondo ed i suoi modi:
C’è machismo, patriarcato, misoginia,
ecc., ma una cosa è essere donna di sopra ed un’altra completamente differente
esserlo di sotto.
C’è omofobia, ma una cosa è essere
omosessuale di sopra ed una molto diversa è esserlo di sotto.
C’è disprezzo per il diverso, ma una
cosa è essere diverso sopra, ed un’altra è esserlo sotto.
C’è la sinistra come alternativa alla
destra, ma una cosa è essere di sinistra sopra e un’altra cosa completamente
diversa, ed opposta, aggiungiamo noi, esserlo sotto.
Ponete la vostra identità in questo
parametro e ve ne renderete conto.
L’identità più fasulla, di moda ogni
volta che lo Stato moderno entra in crisi, è quella di “cittadinanza”.
Il “cittadino” di sopra ed il
“cittadino” di sotto non hanno niente in comune ma tutto all’opposto e in
contrapposizione.
Le diversità sono perseguite,
emarginate, ignorate, disprezzate, soffocate, derubate e sfruttate.
Ma noi vediamo una differenza più
grande che attraversa queste diversità: il sopra e il sotto, quelli che hanno e
quelli che non hanno.
E vediamo che questa differenza ha
qualcosa di sostanziale: quello che sta sopra, sta sopra a quello che sta
sotto; quello che ha, possiede perché deruba quelli che non hanno.
Sempre secondo noi, il sopra e sotto
determina i nostri obiettivi, le nostre parole, i nostri ascolti, i nostri
passi, i nostri dolori e le nostre lotte.
Forse ci sarà un’altra opportunità per
spiegare meglio il nostro pensiero al riguardo. Per ora diremo solo che
obiettivi, parole, ascolti e passi di sopra tendono alla conservazione di
questa divisione. Chiaramente questo non implica immobilismo. Il
conservatorismo sembra essere molto lontano da un sistema che scopre altre e
migliori forme di imporre le 4 ferite che il mondo di sotto subisce. Ma queste
“modernizzazioni” o “progressi” non hanno altro obiettivo che quello di
conservare sopra quelli che stanno sopra, nell’unico modo in cui ciò è
possibile, cioè, sopra quelli che stanno sotto.
L’obiettivo, la parola, l’ascolto ed
i passi di sotto, secondo noi, sono determinati dalla domanda: Perché
così? Perché loro? Perché noi?
Per dare risposte a queste domande, o
per evitare che le facciamo, si sono costruite cattedrali gigantesche di idee,
alcune più o meno elaborate, il più delle volte tanto grottesche che non solo
stupisce che qualcuno le abbia elaborate e qualcun’altro ci creda, ma che anche
si siano costruite università e centri di studio e analisi sostenute da
esse.
Ma c’è sempre un guastafeste che
rovina la festa al culmine della storia.
E risponde a queste domande con
un’altra: “potrebbe essere altrimenti?”
Forse questa domanda potrebbe essere
quella che scatena la ribellione nella sua accezione più ampia. E può
esserlo perché c’è un “no” che l’ha partorita: non deve per forza
essere così.
Scusate se questa confusa
circonvoluzione vi ha irritato. Attribuitela al nostro modo di fare, o ai
nostri usi e costumi.
Quello che vogliamo dire, compagne,
compagni, compañeroas, è che quello che ci ha convocato nella Sesta è
stato quel “no” ribelle, eretico, rozzo, irriverente, fastidioso,
scomodo.
Siamo arrivati qua perché le nostre
realtà, le nostre storie, le nostre ribellioni ci hanno portato a quel “
non deve per forza essere così”..
Intuitivamente o riflettendo, abbiamo
risposto “sì” alla domanda “potrebbe essere altrimenti?“
Bisogna rispondere alle domande che
si affollano dopo questo “sì”:
Com’è quest’altra maniera,
quest’altro mondo, quest’altra società che immaginiamo, che vogliamo, di cui
abbiamo bisogno?
Che cosa bisogna fare?
Con chi?
Dobbiamo cercare le risposte a queste
domande se non le abbiamo. E se le abbiamo, dobbiamo farle conoscere tra
di noi.
-*-
In questa nuova tappa, ma nello
stesso tracciato della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, come
zapatisti cercheremo di mettere in pratica qualcosa di quello che abbiamo
imparato in questi 7 anni e faremo cambiamenti nel ritmo e nella velocità del
passo, sì, ma anche nella compagnia.
Voi sapete che uno dei molti e grandi
difetti che abbiamo noi zapatiste e zapatisti è la memoria. Ricordiamo
chi c’era quando e dove, che cosa ha detto, che cosa ha fatto, che cosa non ha
detto, che cosa ha disfatto, che cosa ha scritto, che cosa ha cancellato.
Ricordiamo i calendari e le geografie.
Non fraintendeteci. Non
giudichiamo nessun@, ognuno si costruisce come può il suo alibi per quello che
fa e disfà. Il lento corso della storia dirà se è stato un bene o un
errore.
Da parte nostra, vi abbiamo guardato,
vi abbiamo ascoltato, da tutt@ abbiamo imparato.
Abbiamo visto quelli che si sono
avvicinati solo per trarre un proprio vantaggio politico dall’Altra Campagna,
che saltellano da una mobilitazione all’altra, sedotti dalle masse, colmando
così la loro incapacità di generare qualcosa da soli. Un giorno sono
anti-elettorali, un altro dispiegano le loro bandiere nella mobilitazione di
moda; un giorno sono maestri, un altro studenti; un giorno sono indigenisti, il
giorno seguente si alleano con finqueros e paramilitari. Incitano il
fuoco giustiziere delle masse e poi spariscono quando arrivano i getti d’acqua
dei blindati antisommossa.
Non torneremo a camminare con
loro.
Abbiamo visto quelli che arrivano
quando ci sono i palchi, i dibattiti, la stampa, l’attenzione, e spariscono
quando c’è bisogno di lavorare in silenzio ma necessariamente, come sa bene la
maggioranza di chi ascolta o legge questa lettera. In tutto questo tempo il
nostro sguardo e il nostro ascolto non sono stati per chi stava sul palco, ma
per chi l’ha montato, per quelli che hanno preparato il cibo, spazzato,
accudito, organizzato, volantinato, si sono fatti il mazzo, come si dice qua.
Abbiamo anche visto ed ascoltato chi si è approfittato degli altri.
Non torneremo a camminare con
loro.
Abbiamo visto i professionisti delle
assemblee, le loro tecniche e tattiche per mandare a monte le riunioni in modo
che solo loro, e chi li segue, rimangano per approvare le loro proposte.
Distribuiscono sconfitte dove arrivano a dirigere tavoli di discussione,
mettendo all’angolo i “piccoli borghesi” che non capiscono che all’ordine del
giorno si gioca il futuro della rivoluzione mondiale. Quelli che guardano male
qualunque movimento che non finisca in un’assemblea condotta da loro.
Non torneremo a camminare con
loro.
Abbiamo visto quelli che si
presentano come attivisti per la libertà dei detenuti negli eventi e durante le
campagne, ma che ci hanno chiesto di abbandonare gli arrestati ad Atenco e
continuare il percorso dell’Altra Campagna perché ormai avevano programmato la
loro strategia e gli eventi.
Non torneremo a camminare con loro.
-*-
La Sesta è
un’iniziativa zapatista. Convocare non è unire. Non pretendiamo di unire sotto
una direzione, né zapatista né di qualunque altra filiazione. Non vogliamo
cooptare, reclutare, sostituire, dimostrare, simulare, ingannare, dirigere,
subordinare, usare. La destinazione è la stessa, ma la differenza,
l’eterogeneità, l’autonomia dei modi di procedere sono la ricchezza della
Sexta, sono la sua forza. Garantiamo e garantiremo rispetto, e chiediamo e
chiederemo rispetto. Alla Sexta si aderisce senz’altro requisito che il
“no” che ci convoca e l’impegno di costruire i “sì” necessari.
-*-
Compañeroas, compagni, compagne:
Da parte dell’EZLN vi
diciamo:
1.- Per l’EZLN non ci saranno più una Altra
Campagna nazionale ed una Zezta Internazional. A partire da adesso cammineremo
insieme a quelli che invitiamo e ci accettano come compas, dalla costa
del Chiapas fino alla Nuova Zelanda.
Quindi il territorio della nostra
azione ora è chiaramente delimitato: il pianeta chiamato “Terra”, ubicato nel
cosiddetto Sistema Solare.
Saremo ora quello che siamo: “La Sexta”.
2.- Per l’EZLN, essere della Sexta non
richiede iscrizione, quota, originale e/o copia di un documento d’identità,
rendiconti, stare al posto del giudice, o della giuria, o dell’accusato, o del
boia. Non ci sono bandiere. Ci sono impegni e conseguenze derivanti da questi
impegni. Ci convocano i “no”, ci muove la costruzione dei “sì”.
2.- Chi, con la ricomparsa dell’EZLN si
aspettava una nuova stagione di palchi e grandi concentramenti, e le masse
affacciate al futuro, e l’equivalente degli assalti al palazzo d’inverno, sarà
deluso. È meglio che se ne vada subito. Non perda tempo, e non ci faccia
perdere tempo. Il camminare della Sexta è di lungo respiro, non per nani del
pensiero. Per azioni “storiche” e “congiunturali” ci sono altri spazi dove
sicuramente troverà posto. Noi non vogliamo solo cambiare governo, vogliamo
cambiare il mondo.
3.- Ratifichiamo che come EZLN non ci
alleeremo con nessun movimento elettorale in Messico. La nostra concezione è
stata chiara nella Sesta e non c’è variazione. Comprendiamo che ci sia chi
pensa che è possibile trasformare dall’alto le cose senza diventare uno in più
di quelli di sopra.
4.- La nostra parola con le proposte di
iniziative organizzative, politiche e di diffusione sarà ESCLUSIVAMENTE per chi
ce lo chiede e che accettiamo, ed inviate per posta elettronica agli indirizzi
che abbiamo. Apparirà anche nella pagina di Enlace Zapatista, ma si potrà accedere
al contenuto completo solo tramite una password che cambierà
continuamente. Faremo arrivare questa password in qualche modo, ma sarà
facile da dedurre per chi legge con attenzione quello che scriviamo e per chi
ha imparato a decifrare i sentimenti che si fanno lettere nella nostra
parola.
Ogni individuo, gruppo, collettivo,
organizzazione o come ognuno si chiami, ha il diritto e la libertà di passare
questa informazione a chi crede opportuno. Tutt@ aderenti alla Sexta avranno il
potere di aprire la finestra della nostra parola e della nostra realtà a chi
desidera. La finestra, non la porta.
5.- L’EZLN vi chiede la pazienza di
aspettare di conoscere le iniziative che per 7 anni abbiamo maturato, ed il cui
principale obiettivo sarà quello di restare in contatto diretto con le basi di
appoggio zapatiste nella forma in cui, nella mia umile opinione e lunga
esperienza, è meglio, cioè: come alunni.
6.- Per ora vi anticipiamo solo che chi può
e voglia, e che sarà invitato espressamente dalla Sexta-EZLN, metta insieme i
soldi per poter viaggiare in terre zapatiste in date da precisare. Più avanti
forniremo ulteriori dettagli.
Per chiudere questa missiva (che, com’è
evidente, ha lo svantaggio di non essere accompagnata e completata da un video
o una canzone), mandiamo il migliore dei nostri abbracci (e ne abbiamo uno
solo) agli uomini, donne, bambini ed anziani, gruppi, organizzazioni,
movimenti, o come ognuno voglia definirsi, che in tutto questo tempo non ci
hanno allontanato dai loro cuori, hanno resistito e ci hanno appoggiato come
compagne, compagni e compañeroas.
Compas:
Siamo la Sesta.
Ci costerà caro.
Non sarà di meno il nostro dolore
nell’aprirci a quelli che soffrono nel mondo. La strada sarà più tortuosa.
Combatteremo.
Resisteremo.
Lotteremo.
Forse moriremo.
Ma sempre, una, dieci, cento, mille volte
vinceremo sempre.
Per
il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno-Comando Generale
dell’Esercito
Zapatista di Liberazione Nazionale
La
Sexta-EZLN
Subcomandante
Insurgente Marcos
Chiapas,
Messico, Pianeta Terra
Gennaio
2013
P.S.- Per esempio, la password per
leggere questo messaggio è, come risulta evidente, “marichiweu“, in
minuscolo e partendo da sinistra. http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/01/26/ellos-y-nosotros-v-la-sexta-2/
(Traduzione
“Maribel” – Bergamo)
P.S.
de La Sexta che, come si evince dal suo nome, era la parte
quinta di “Loro e noi”
Gennaio 2013
P.S. CHE FORNISCE QUALCHE TIPS PER RAFFORZARE I VOSTRI
SOSPETTI:
1.- Se qualcuno…
ha tutte, diverse od alcune delle seguenti
aggravanti, come ad esempio: essere donna, essere uomo, essere bambin@, essere
giovane, essere studente, essere impiegat@, essere ribelle, essere lesbica,
essere gay, essere indigeno, essere operai@, essere colon@, essere contadin@,
essere disoccupat@, essere credente, essere lavoratrice del sesso,
essere artista, essere collaboratore/trice domestic@ ma non addomesticat@,
allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.
è diverso e non solo non ne soffre e non si
nasconde, al contrario, sfida le coscienze belle, allora faccia attenzione, può
essere che sia della Sexta.
è un’organizzazione, gruppo o collettivo
libero e/o libertario, allora faccia attenzione, può essere che sia della
Sexta.
è qualcuno che non ci sta in una lista che
non sia “prescindibili”, allora faccia attenzione, può essere che sia
della Sexta.
è qualcuno che non accetta ordini se non
dalla sua coscienza, allora faccia attenzione, può essere che sia della
Sexta.
è qualcuno che non aspetta né vuole
salvatori supremi, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.
è qualcuno che semina sapendo che non vedrà
il frutto, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.
è qualcuno che, quando gli si spiega
pazientemente e in buona maniera (cioè, sull’orlo dell’isteria), che la macchina
è onnipotente ed invincibile, sorride, non come se non lo capisse, ma come se
non gli importasse, allora faccia attenzione, può essere che sia della Sexta.
P.S. OPZIONE MULTIPLA.
State chiacchierando con un@ vostro@ compa,
chiunque sia, in ogni caso, di cose vostre. Proprio quando state dicendo al
vostro interlocutore (a): “poi, ci siamo accorti che ci avevano visto”, in quel momento arriva un signore
con la faccia da “sono-molto-rispettabile-ho-molte-conoscenze”, che vi sfodera
davanti una lunga fila di carnet rivoluzionari da analista
rivoluzionario di tutte le rivoluzioni passate e da venire, e comincia a
spiegarvi, con tono stridulo, che dovete ubbidirgli e fare come lui vi
consiglia-suggerisce-ordina. E, quando state dicendo al vostro compa “ma che vuole questo?”, il signore,
alzando il tono di voce, dice, mostrando il suo alto livello intellettuale e
tappandosi le orecchie, “non sento, non sento, non voglio sentire” e se
ne va via arrabbiato. Allora voi:
a).- lo rincorrete per supplicarlo di non
abbandonarvi nell’oscurità della vostra ignoranza e che per favore continui ad
illuminarvi con la sua luce diafana.
b).- dite tra i singhiozzi, “è vero, sono
stato un folle e un ingrato, non lo farò più”.
c).- completate il “ma che vuole questo?” rimasto in sospeso.
d).- dite al vostro compa “hei, accidenti, credevo che da un momento all’altro
arrivassero gli sbirri, voglio dire, gli altri sbirri”.
e).- dite a voi stessi “ porca miseria.
Questa città sta andando in malora”.
f).- continuate impalati a guardare quel
muro così spoglio, solitario, senza macchia, e pensate a come racimolare i
soldi per comprare qualche spray perché, pensate, a un muro così non si può
negare una firma o un graffito, è questione di mettersi d’accordo con la “crew“,
per l’ora e il posto, o, come dice qualcuno, il calendario e la geografia.
Inoltre, avete già un’idea di quello che scriverete, sì, quella di Mario
Bendetti che dice: “Di due pericoli deve
guardarsi l’uomo nuovo: dalla destra quando è destra, dalla sinistra quando è
sinistra”.
[gioco di parole in spagnolo tra derecha-destra;
lato destro e diestra-malvagia; manipolatrice - izquierda-sinistra;
lato sinistro e siniestra-perfida; sinistra – n.d.t.]
g).- tornate a casa, vicolo, capanna,
abitazione, quale che sia, e dite al vostro compagno: “Credo che non mangerò
più quei panini superimbottiti. Oggi ho sognato che, in mezzo strada, ero nel
programma di Laura Bozzo e quando hanno gridato “passi il disgraziato”, mi
spingevano e dicevano “dai, forza, è il tuo turno”.
h).- pensate, “miseria, è proprio vero che droga e alcol colpiscono il cervello”.
i).- vi domandate “a chi si riferirà?”.
Se avete risposto a e/o b, avete un futuro, ma vi mancano
i dettagli. Per esempio, dovevate offrirvi di portargli i libri. Se non lo fate
per servilismo, allora aggiungete alla pila di libri quello di Pascal Quignard
dal titolo “Butes” o “Boutés” (adesso è di moda il francese)
dell’editore Sextopiso (si chiama proprio così). Affinché il signore lo
legga ed impari ad usare con più ingegno l’allegoria delle sirene. Ah, ma lui
vi dice di continuare a remare per portare a casa l’eroe.
Se avete risposto ad una delle opzioni c, d, e, f, g, h, allora, compa, non avete
scampo ed ovviamente non avrete un posto da VIP
nell’inevitabile-rivoluzione-mondiale-che-porterà-l’aurora-alla-massa-abbandonata-guidata-dall’analisi-profonda-e-concreta-della-realtà-concreta
dei saggi analisti. Ni pex, ma chi ve lo fa fare di quelle cattive
vibrazioni della ribellione, della libertà e dell’autonomia.
Se avete risposto i, non preoccupatevi, non vale la
pena.
P.S. CHE VI ORIENTA E VI DICE CHE…
State perdendo tempo se…
1.- Mentre argomentate con qualcuno che “La paura delle altezze è illogica. La paura di
cadere, d’altra parte, è prudente ed evoluzionista”, come afferma
Sheldon Cooper dando la sua versione del “in basso” sostenendo la convenienza
di rimanere sotto, il vostro interlocutore, dopo aver ripassato mentalmente
tutti i nomi degli autori rivoluzionari classici ed i nomi di tutti i segretari
generali di tutti i partiti, vi domanda “chi
diavolo è questo Sheldon Cooper, un altro barbone della Sexta?”.
2.- Se state ripetendo ad alta voce:
“C’è
sempre una possibilità, seppur piccola. Ci troviamo di fronte ad un lungo e
duro viaggio, forse più duro di quanto si possa immaginare. Ma non può essere
più difficile del viaggio fatto fino ad ora. Siamo rimasti in pochi. Per questo
dobbiamo restare uniti, lottare per gli altri, essere disposti a dare la nostra
vita per gli altri se è necessario.”
E qualcuno vi interrompe, irritato,per
dirvi:
“Smettila
di recitare quello che scrive quella testa-di-cavolo. Sono stufo, razza di
ingenui. E quella spiegazione della tappa successiva della Sesta non è altro
che letteratura a buon mercato del subcomediante marcos. Non ti accorgi
che usa gli indigeni solo per farsi i soldi per andare in Europa a passeggio
con la Cassez?
Perché lo sanno tutti che il “ciuffo” è sceso a patti con quel pagliaccio di
marcos per la liberazione della francesina, e che assolveranno il PRI dalla
frode elettorale”.
Chi ha parlato così se ne va soddisfatto di
avervi illuminato e non riuscite più a spiegargli che è una battuta del
personaggio Rick Grimes (interpretato da Andrew Lincoln) nel primo
episodio della seconda stagione della serie televisiva “The Walking Dead“,
prodotta da Frank Darabont, basata sul fumetto omonimo creato da Robert Kirkman
e Tony Moore, e prodotto da AMC.
Nota di Marquitos Spoil: Sì,
anch’io penso che Daryl Dixon (interpretato da Norman Reedus) né Michone
(interpretata da Danai Gurira) devono morire, ma forse gli sceneggiatori temono
che i due aderiscano alla Sexta, combaciano col profilo.
P.S. CHE CONSIGLIA:
Potete recuperare un po’ del tempo perduto
se, dopo i 2 episodi riferiti prima, e dopo averci pensato un po’, vi domandate “Che diavolo è la Sexta?”.
Allora andate sul vostro motore di ricerca
preferito: “Sexta” e…
vi appaiono sullo schermo tutti i possibili
e impossibili WARNINGS, dal “attento,questo nuoce gravemente alla tua salute mentale”,
“url pericolosa” (ah, omaggio
involontario di questo programma antivirus, grazie), fino al classico “rilevato virus libertario, non colpisce l’hardware ma
fa un casino del software del vostro pensiero”; ed a continuazione:
“eliminate il virus immediatamente”,
“inseritelo in quarantena tra gli
“argomenti da evitare”, “passate
alla sezione della cause perse”, “archiviare nelle ingenuità“, etc.
Siete evidentemente contrariate (se no,
perché continuate a leggere?) e vi rompe il ca.. (bip di
censura), cioè, vi disturba che vi dicano che cosa si può o si deve fare e che
cosa no, cosicché date un click e vi pentite quasi immediatamente
perché, per dirla in termini non cibernetici, lo schermo diventa un emerito
casino, con talmente tanti colori che nemmeno il salvaschermo più aggiornato ha
previsto, poi musica (senza offendere i lettori) di ogni tipo. Chiaramente vi
state domandando cos’è successo al computer e, già che ci siamo, che non ci
siano spie e intercettazioni, e in quel mentre, tatàn, parole, tante
parole, che dopo che si sono sistemate riuscite a leggere:
“La Sexta“.- Nome con il quale gli zapatisti dell’EZLN si
riferiscono alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e/o a chi aderisce a
detta dichiarazione. Nome con il quale si autodefinisce un piccolo, molto
piccolo, piccolissimo, infimo, gruppo di uomini, donne, bambini, anziani ed
altr@ che resistono e lottano contro il capitalismo e si propone di fare un
mondo migliore, non perfetto, ma migliore. Nome con il quale si designa
gente sporca, brutta, cattiva, villana e ribelle che vuole costruire un altro
modo di fare politica (cioè, che pisciano controvento perché per questo non
esiste finanziamento, né incarichi, né prestigio socialmente riconosciuto).
Nome con il quale si identifica un numero indeterminato ma disprezzabile di
persone e gruppi che si sentono convocati ma non subordinati dagli zapatisti,
mantengono la propria autonomia, il proprio calendario e la propria geografia
(la maggioranza non è soggetto di credito, pertanto sono perfettamente
prescindibili). Ho già detto che sono sporchi, brutti, cattivi, rozzi? Ah, è
che lo sono davvero. Per “zapatisti”, vedere anche “scarpe”, “pantofole”,
“calzolai”, “ribelli”, “fastidiosi”, “molesti”, “inutili”, “irriverenti”,
“senza tessera elettore”, “non nati”, “volgari, soprattutto volgari”, “sì,
anche sporchi, brutti e cattivi”.
P.S. SULLA CITATA (in più di un senso)
PASSWORD:
Compas della Sexta e non della Sexta: Ho
ricevuto un numero imprecisato (è più elegante che scrivere “un casino”) di
messaggi riguardanti la password. Fermi tutti che vi spiego:
Come avete potuto vedere, la nostra pagina
scade al settimo click di tentativo. Potrei unirmi alle teorie del
complotto e giustificarci con un attacco cibernetico del villano di turno, del
supremo governo, del pentagono, del MI6, della DGSE, la CIA o del KGB (non c’è più il
KGB? Ecco, avete la prova che siamo nella preistoria), ma la verità è che
abbiamo un server, molto alternativo, che funziona a pozol e, quando
abbiamo detto ai compas incaricati, “datelo al server”, se lo sono bevuti loro
il pozol e non ne è rimasto altro per il server. Ma abbiamo visto che ci
sono compas che conoscono queste cose ed hanno i propri media liberi, blogs,
pagine web, etc. E sono quelli che catturano gli scritti e, a volte, anche i
video. I video sono molto importanti nei testi, tanto che li prepariamo nello
stesso modo ed anche meglio delle parole. Per questo li mettiamo nella pagina
elettronica “Enalce Zapatista”, perché la sola parola viene meglio se è
accompagnata da musica e video che completano la parola, come se fosse un
poscritto molto postmoderno, molto di queste parti. Bene, ma stavo dicendo che
que@ compas dei media liberi e libertari, gruppi, collettivi, individui,
catturano quello che diciamo e lo lanciano più lontano ed in molte parti.
Allora abbiamo fatto delle prove. Sappiamo
che per que@ compas non c’è password che tenga e, anche se non sanno qual’è,
provano e riprovano e zac!, ecco che leggono il testo. Ed abbiamo
pensato, che cosa succede se, per dire, i malgoverni ci oscurano la parola ed i
media prezzolati ci puniscono con il loro disprezzo? L’hanno già fatto altre
volte, per questo c’è gente che ci dà e ci dà con la litania del perché stavamo
in silenzio, e perché fino adesso e bla, bla, bla. Allora abbiamo pensato che
se ci oscurano, se questi compas catturano la nostra parola la soffieranno ad
altri. Perché a noi interessano come interlocutori anche coloro che si
informano attraverso di loro. Allora abbiamo pensato, proviamo se i compas che
stanno là, soprattutto quelli che non sanno ancora che sono i nostri compas
(nemmeno noi lo sappiamo, ma non è questo l’argomento) bussano per sapere di
noi: che cosa fanno? ne cercano altri? o cosa. E questo abbiamo fatto. E questo
abbiamo visto: perché quei compas cibernetici hanno beccato o aggirato subito
la password ed immediatamente hanno lanciato il testo completo, in maggioranza
con video e tutto. (…). Ok, ok, ora sapete, compas, che se non riuscite ad
entrare nella pagina web, cercate nelle pagine degli altri compas. Ed a quei
compas liberi e/o libertari dei media, blog, pagine, o come si chiamino,
davvero, di cuore: grazie. Credetemi quando vi dico che (ne abbiamo passate
tante) non è facile per noi, gli zapatisti, le zapatiste, dire questa parola.
Perché noi pesiamo molto le parole, tanto che abbiamo fatto una guerra per
esse.
Ogni tanto ci saranno parti con password, ma
sarà per cose molto concrete e per non annoiare le persone con argomenti che
forse non interessano, a quelli della Sexta forse sì, ma non a tutt@, a molto
poch@. Per esempio: un invito che per agosto di quest’anno del 2013, quando le
Giunte di Buon Governo zapatiste compiranno 10 anni di autonomia libertaria; e
che ci sarà una piccola festa nelle comunità zapatiste; e che per quella data
pioverà molto, e che qua, oltre alla dignità, la cosa che abbonda è il fango,
cosicché quelli che verranno si portino il necessario per non ritrovarsi del
colore della terra. Bene, queste cose, compas, lo metteremo con password,
perché alla maggioranza non interessa quest’informazione, solo a quell@ della
Sexta e a qualche invitat@. E’ così. (…).
D’accordo. Salute e, davvero, scriveteci e
leggeremo tutto quello che scriverete, sia positivo che negativo, da ogni
parte. Perché sappiamo che il mondo è molto grande, che ha molti mondi, e che
l’unanimità esiste solo per le teste dei fascisti di tutto lo spettro politico
che vogliono imporre la loro omogeneità.
Da un qualunque angolo di ogni mondo.
SupMarcos
Gennaio 2013
:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Ascolta e guarda i video che accompagnano
questo testo: LINK
(Traduzione “Maribel” – bergamo)
LORO E NOI
VI – Guardare
1.- Guardare per imporre o guardare
per ascoltare.
“Per una volta potrò dire
Senza che nessuno mi smentisca
Che non è lo stesso chi desidera
Da chi brama qualcosa
Come non sono uguali le parole
Dette per ascoltare
Da quelle dette per essere obbedite
Nemmeno è lo stesso chi mi parla
Per dirmi qualcosa
Da chi mi parla per farmi tacere”.
Tomás Segovia
“Quarta Traccia” in “Tracce ed Altri
Poemi”
della casa editrice che ha il
buongusto di chiamarsi “Senza Nome”.
Grazie ed un abbraccio a María Luisa
Capella, ad Inés e Francisco
(onore al degno sangue che batte nei
vostri cuori)
per i libri e le lettere-guida.
Guardare è un modo di domandare, diciamo noi
zapatisti e zapatiste.
O di cercare…
Quando si guarda nel calendario e nella
geografia, per quanto lontano siano l’uno e l’altra, si domanda, si interroga.
Ed è guardare dove l’altro, l’altra, l’altro
appare. Ed è guardare dove questo altro esiste, dove si scorge il suo profilo
come strano, come alieno, come enigma, come vittima, come giudice e boia, come
nemico… o come compagn@.
È guardare dove si annida la paura, ma anche
dove può nascere il rispetto.
Se non impariamo a guardare il guardarsi
dell’altro, che senso ha il nostro guardare, le nostre domande?
Chi sei?
Qual’è la tua storia?
Dove le tue sofferenze?
Quando le tue speranze?
Ma non solo è importante che cosa o chi si
guarda. Ma anche, e soprattutto, è importante da dove si guarda.
E scegliere dove guardare è anche scegliere
da dove.
O è la stessa cosa guardare dall’alto il
dolore di chi perde i propri amati cari, per la morte assurda, inspiegabile,
definitiva, che guardarlo dal basso?
Quando qualcuno in alto guarda quelli in
basso e si domanda “quanti sono?”, in realtà si sta chiedendo “quanto valgono?”
E se non valgono niente, che importa quanti
sono? Per ovviare a questo inopportuno numero ci sono i grandi mezzi di
comunicazione prezzolati, gli eserciti, i poliziotti, i giudici, le prigioni, i
cimiteri.
Per il nostro guardare, le risposte non sono
mai semplici.
Guardandoci guardare quello che guardiamo,
ci diamo un’identità che ha a che vedere con sofferenze e lotte, con i nostri
calendari e la nostra geografia.
La nostra forza, se ne abbiamo un po’, sta
in questo riconoscimento: siamo quelli che siamo, e ci sono altr@ che sono
quelli che sono, e c’è un altro per il quale ancora non abbiamo la parola per
nominarlo e, tuttavia, è chi è. Quando diciamo “noi” non stiamo assorbendo, e
così subordinando identità, ma risaltiamo i ponti che esistono tra le
differenti sofferenze e le diverse ribellioni. Siamo uguali perché siamo
differenti.
Nella Sexta, noi zapatiste e zapatisti
ribadiamo il nostro rifiuto di ogni tentativo di egemonia, cioè, di ogni
avanguardismo, sia che ci tocchi stare davanti oppure, come nel corso di questi
secoli, allineati nella retroguardia.
Se con la Sexta cerchiamo i nostri simili
per sofferenze e lotte, senza che importino i calendari e le geografie che ci
distanzino, è perché sappiamo che non si sconfigge il Prepotente con un solo
pensiero, una sola forza, una sola leadership (per quanto
rivoluzionaria, conseguente, radicale, ingegnosa, numerosa, potente ed altre
cose questa leadership sia).
I nostri morti ci hanno insegnato che la
diversità e la differenza non sono debolezza per chi sta in basso, bensì forza
per partorire, sulle ceneri del vecchio, il mondo nuovo che vogliamo, di cui
abbiamo bisogno, che meritiamo.
Sappiamo che questo mondo non è immaginato
solo da noi. Ma nel nostro sogno, questo mondo non è uno, bensì molti,
differenti, diversi. Ed è nella sua diversità che risiede la sua ricchezza.
I ripetuti tentativi di imporre l’unanimità,
sono responsabili dell’impazzimento della macchina che ad ogni minuto si
avvicina al minuto finale della civiltà come conosciuta fino ad ora.
Nella tappa attuale della globalizzazione
neoliberale, l’omogeneità non è altro che la mediocrità imposta come divisa
universale. E se si differenzia in qualcosa dalla pazzia hitleriana, non è nel
suo obiettivo, bensì nella modernità dei mezzi per ottenerla.
-*-
E sì, non solo noi cerchiamo il come,
quando, dove, cosa.
Voi, per esempio, non siete Loro.
Anche se non sembra abbiate alcun problema ad allearvi con Loro per…
ingannarli e sconfiggerli dall’interno? per essere come Loro ma non
proprio Loro? per rallentare la velocità della macchina, limare i canini
della bestia, umanizzare il selvaggio?
Sì, lo sappiamo. C’è una montagna di
argomenti per sostenerlo. Si potrebbero perfino forzare alcuni esempi.
Ma…
Voi ci dite che siamo uguali, che siamo
nella stessa barca, che è la stessa lotta, lo stesso nemico… Mmh… no, non dite
“nemico“, dite “avversario“. D’accordo, anche questo dipende
dall’evenienza di turno.
Voi ci dite che bisogna unirci tutt@ perché
non c’è altra strada: o le elezioni o le armi. E voi, che con questo pretesto
fallace sostenete il vostro progetto di invalidare tutto quello che non si
assoggetti al reiterato spettacolo della politica dell’alto, ci intimate:
morite o arrendetevi. Ci offrite perfino l’alibi, perché, sostenete, siccome si
tratta di prendere il Potere, ci sono solo queste due strade.
Ah! e noi così disubbidienti: né moriamo, né
ci arrendiamo. E, come dimostrato il giorno della fine del mondo: né lotta
elettorale né lotta armata.
E se non si tratta di prendere il Potere? O
meglio: se il Potere non risiede più in questo Stato Nazione, questo Stato
Zombi popolato da una classe politica parassita che pratica la rapina sulle
rovine delle nazioni?
E se gli elettori che tanto vi ossessionano
(per il fascino delle masse) non fanno altro che votare per qualcuno che altri
hanno già scelto, come ogni volta vi dimostrano Loro mentre si divertono
con ogni nuovo tipo di trucco?
Sì, vero, vi nascondete dietro i vostri
pregiudizi: quelli che non votano? “è per
apatia, per disinteresse, per mancanza di educazione, fanno il gioco della
destra”… la vostra alleata in tante geografie, in non pochi
calendari. Votano ma non per voi? “è perché
di destra, ignoranti, venduti, traditori, morti di fame, zombi!”
Nota di Marquitos Spoil: Sì, noi simpatizziamo per gli zombi. Non solo per la
rassomiglianza fisica (non abbiamo bisogno di trucco ed anche così sbancheremmo
il casting di “The Walking Dead”). Anche e soprattutto perché pensiamo, insieme
a George A. Romero, che, in un’apocalisse zombi, la brutalità più folle sarebbe
opera della civiltà sopravvissuta, non dei morti che camminano. E se restasse
qualche vestigia di umanità, brillerebbe nei paria di sempre, i morti viventi per
i quali l’apocalisse inizia alla nascita e non finisce mai. Come succede adesso
in ogni angolo di tutti i mondi che esistono. Non c’è film, né fumetto, né
telefilm che lo racconti.
Il vostro sguardo è segnato dal disprezzo
quando rivolto in basso (anche se allo specchio), e di sospiri d’invidia quando
rivolto in alto.
Non riuscite neppure ad immaginare che
l’interesse per qualcuno di guardare “in alto” non sia altro che per vedere
come toglierselo di dosso.
-*-
Guardare. Dove e da dove. Questo è ciò che ci
separa.
Voi credete di essere gli unici, noi
sappiamo che siamo uno di più.
Voi guardate in alto, noi in basso.
Voi guardate come sistemarvi, noi come
servire.
Voi guardate come guidare, noi come
accompagnare.
Voi guardate quanto si guadagna, noi quanto
si perde.
Voi guardate quello che è, noi quello che
può essere.
Voi guardate numeri, noi persone.
Voi calcolate statistiche, noi storie.
Voi parlate, noi ascoltiamo.
Voi guardate come vi vedete, noi guardiamo
lo sguardo.
Voi ci guardate e ci rimproverate dove
eravamo quando il vostro calendario segnava le sue urgenze “storiche”. Noi vi
guardiamo e non vi chiediamo dove siete stati durante questi più di 500 anni di
storia.
Voi guardate come approfittare della
congiuntura, noi come crearla.
Voi vi preoccupate dei vetri rotti, noi
della rabbia che li rompe.
Voi guardate i molti, noi i pochi.
Voi guardate muri insormontabili, noi le
crepe.
Voi guardate le possibilità, noi
l’impossibile solo fino alla vigilia.
Voi cercate specchi, noi i vetri.
Voi e noi non siamo uguali.
-*-
Voi guardate il calendario di sopra e ad
esso subordinate la primavera delle mobilitazioni, le masse, la festa, la
rivolta di massa, le strade colme di canti e colori, slogan, sfide, quelli che
sono già molti di più di cento trenta e rotti, le piazze piene, le urne ansiose
di riempirsi di voti, e voi accorrete subito perché
è-chiaro-che-gli-manca-una-guida-rivoluzianaria-di-partito-una-politica-di-alleanze-ampie-flessibile-perché-quello-elettorale-è-il-loro-destino-naturale-ma-sono-molto-giovani-piccini-”bimb@
bene”-/-e poi-lumpen-quartiere-banda-proletari-numero-di-potenziali-elettori-ignoranti-inesperti-ingenui-rozzi-ostinati,
soprattutto ostinati. E vedete in ogni atto di massa il culmine dei tempi. Poi,
quando non ci sono più moltitudini ansiose di un leader, né urne, né feste,
decidete che è finita, basta, che sarà per un’altra volta, che bisogna
aspettare 6 anni, 6 secoli, che bisogna guardare altrove, ma sempre per il
calendario di sopra: le liste, le alleanze, i posti.
E noi, sempre con lo sguardo di traverso,
rimontiamo il calendario, cerchiamo l’inverno, nuotiamo controcorrente,
attraversiamo il torrente, arriviamo alla sorgente. Lì vediamo quelli che
cominciano, quelli che sono pochi, i meno. Non ci parliamo, non li salutiamo,
non gli diciamo cosa fare, non gli diciamo cosa non fare. Invece li ascoltiamo,
li guardiamo con rispetto, con ammirazione. E loro, forse non si accorgeranno
mai di questo piccolo fiore rosso, così simile ad una stella, piccolo come un
sassolino, e che la nostra mano resta in basso, vicino al loro piede sinistro.
Non perché così vogliamo dire loro che il fiore-roccia è nostro, delle
zapatiste, degli zapatisti. Non perché prendano questa pietra e la scaglino
contro qualcosa, contro qualcuno, anche se non mancano voglia né motivi. Bensì
forse perché è il nostro modo di dire loro, a tutt@ loro e a tutt@ nostr@
compagn@ della Sexta, che le case ed i mondi si cominciano a costruire con
piccoli ciottoli e poi crescono e quasi nessuno si ricorda di quei sassolini
dell’inizio, tanto piccoli, tanto poca cosa, tanto inutili, tanto soli, ed
allora arriva una zapatista, uno zapatista, e vede la pietruzza e la saluta e
siede al suo fianco e non parlano, perché le piccole rocce, come gli zapatisti,
non parlano… fino a quando parlano, e poi secondo il caso, o la cosa, tacciono.
No, non tacciono mai, ma succede che non c’è chi senta. O forse perché abbiamo
visto più lontano nel calendario e sapevamo, da prima, che questa notte sarebbe
arrivata. O forse perché così gli diciamo, anche se non lo sanno, ma lo
sappiamo noi, che non sono sol@. Perché è con i pochi che le cose iniziano e
ricominciano.
-*-
Voi non ci avete visto prima… e continuate a
non guardarci.
E, soprattutto, non ci avete visto
guardarvi.
Non ci avete visto guardarvi nella vostra
superbia, distruggere stupidamente i ponti, scavare le strade, allearvi con i
nostri persecutori, disprezzarci. Convincendovi che quello che non esiste sui
media semplicemente non è.
Non ci avete visto guardarvi dire e dirvi
che così eravate a riva, che la cosa possibile è sul terreno solido, che
tagliavate gli ormeggi di quell’assurda barca di assurdi e impossibili, e che
erano quei matti (noi) che andavano alla deriva, isolati, soli, senza rotta,
pagando con la nostra esistenza l’essere conseguenti.
Siete riusciti a vedere la rinascita come
parte delle vostre vittorie, ed ora la ruminate come un’altra delle vostre
sconfitte.
Andate, proseguite per la vostra strada.
Non ascoltateci, non guardateci.
Perché con la Sexta e con le/gli zapatisti
non si può guardare né ascoltare impunemente.
Questa è la nostra virtù o la nostra
maledizione, dipende dove si guarda e, soprattutto, da dove si solleva lo
sguardo.
(continua…)
Da qualunque angolo di qualunque mondo.
SupMarcos
Pianeta Terra
Febbraio 2013
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/02/06/ellos-y-nosotros-vi-las-miradas/
(Traduzione
“Maribel” – Bergamo)
LORO E NOI
VI – Guardare 2
2.- Guardare ed ascoltare dal/in
basso.
Possiamo ancora scegliere dove e da
dove guardare?
Possiamo, per esempio, scegliere tra
guardare quelli che lavorano nelle catene dei supermercati, lamentando a@
lavorator@ di essere complici della frode elettorale, e fare scherno
dell’uniforme arancione che sono obbligati ad indossare le/gli impiegat@,
oppure guardare l’impiegata che, dopo avere consegnato il conto…?
/ La
cassiera si toglie il grembiule arancione borbottando per la rabbia che le
monta nel sentirsi dire di essere stata complice della frode che ha portato al
Potere l’ignoranza e la frivolezza. Lei, donna, giovane o donna matura o madre
o nubile o divorziata o vedova o madre celibe o in attesa o senza figli o
quello che sia, che inizia a lavorare alle 7 del mattino e se ne va alle 4 del
pomeriggio, chiaro, se non ci sono straordinari da fare, e senza contare il
tempo che ci vuole per arrivare da casa al lavoro e ritorno, e poi occuparsi
della scuola o della casa, dei
“lavori-propri-del-suo-sesso-che-si-possono-svolgere-con-un-tocco-di-civetteria”,
ha letto in una delle riviste che si trovano di fianco alla cassa, un giorno
che non c’era molta gente. Lei, che si suppone sia tra quelli che salveranno, è
solo questione di un voto e poi, tatàn, la felicità. “Per caso i padroni
indossano un grembiule arancione?”, dice tra sé irritata. Lei sistema un po’ il
disordine propositivo col quale riesce a lavorare per non farsi riprendere dal
direttore. Esce. Fuori l’aspetta il suo compagno. Si abbracciano, si baciano,
si toccano con lo sguardo, camminano. Entrano in un internet-caffè o cyber
caffè o come si dice. 10 pesos l’ora, 5 la mezz’ora…/
- Mezz’ora
– dicono, facendo mentalmente i conti di quanto hanno in
tasca-tempo-autobus-percorso.
- Fammi credito Roco, non fare lo stronzo – dice lui.
- Va bene, ma quando ti pagano il mese mi paghi,
altrimenti il padrone mi licenzia e poi sarai tu a dovermi prestare i soldi
- Va bene, ma non sarà tanto presto perché sono al
lavaggio di auto.
- Beh, amico, lavatela – dice Roco.
I 3 ridono.
- La 7 -
dice il Roco.
- Dai,
cerca - dice lei.
Lui inserisce un numero.
- No
– dice lei -, cerca quando è iniziato tutto.
Navigano. Arrivano a quando sono un poco più
di 131. Parte il video.
- Sono
degli snob – dice lui.
- Calmati
avanguardia rivoluzionaria. Sei fuori di testa se giudichi le persone per il
loro aspetto. A me, che ho la pelle chiara, mi chiamano biondina e snob, e non
vedono che non arrivo a metà mese. Bisogna guardare la storia di ognuno e
quello che fa, stupido – dice lei, accompagnando l’argomentazione
con una botta in testa.
Continuano a guardare.
Guardano, non parlano, ascoltano.
- Gliele
hanno cantate in faccia a Peña Nieto… sono forti, si vede che hanno le palle -,
dice lui.
- E le
ovaie, stupido – e parte un’altra botta in testa.
- Ehi,
mia regina, ti denuncio per violenza in famiglia.
- Sarà
violenza di genere, stupido – e giù un’altra botta in testa.
Finiscono di guardare il video.
Lui: – E’
così che cominciano le cose, con pochi che non hanno paura.
Lei: – Oh
sì, invece, hanno paura, ma la controllano.
- Mezz’ora!
– grida Roco.
- Sì,
andiamo.
Lei sorride.
- E
adesso perché ridi?
- Niente,
mi sono ricordata – gli si avvicina di più – di quando hai detto “in famiglia”. Non è che vuoi che siamo una famiglia?
Lui, senza esitazione:
- Calma,
piccola, poi è tardi, lo faremo, però senza troppe botte, meglio i baci, e più
in basso e a sinistra.
- Non prendermi in giro! – un’altra
botta – E niente “mia regina”, non siamo contro la dannata monarchia?
Lui, prima della botta di rigore: – Ok, mia… plebea.
Lei ride. Dopo pochi passi, dice:
- Credi che gli zapatisti ci
inviteranno?
- Bè, se il Vins è mio amico e ha detto
che lui è suo amico del cuore perché l’ha fatto vincere nel mortal kombat, alle
macchinette, non dobbiamo fare altro che dire che siamo della banda del Vins e
delle streghe – dice lui
entusiasta.
- E
potrei portare mia mamma?
- Certo,
parlando di streghe, e con un po’ di fortuna potrebbe restare incastrata nel
fango la futura suocera – dice ritraendo la testa aspettandosi la
botta che non arriva.
Lei, arrabbiata:
- E che
diavolo ci potranno dare gli zapatisti se sono così lontani? Magari uno
stipendio migliore, mi faranno rispettare, faranno smettere gli stronzi di
guardarmi il sedere per strada, e il bastardo del padrone di toccarmi con
qualsiasi pretesto? Mi daranno i soldi per pagare l’affitto, per comprare i
vestiti ai miei figli? Abbasseranno il prezzo dello zucchero, dei fagioli, del
riso, dell’olio? Mi daranno da mangiare? Affronteranno la polizia che tutti i
giorni molesta e deruba quelli del quartiere che vendono dischi pirata dicendo
che è per non denunciarli al signor o signora Sony…?
- Non si
dice “pirata”, ma “produzione alternativa”, mia reg… plebea. E non prendertela
con me che siamo uguali.
Ma lei è ormai partita e niente la ferma
più:
- E a
te, ti restituiranno il lavoro allo stabilimento, dov’eri già qualificato non
so in che cosa? A cosa valgono gli studi, i corsi di formazione e tutto il
resto, perché poi quello stronzo del padrone si porti via l’impresa non so
dove, e il sindacato e lo sciopero, e tutto quello che hai fatto, per poi
finire a lavare automobili? O come il tuo amico del cuore, il chompis, che gli
tolgono il lavoro e fanno sparire il padrone perché non possa difendersi ed il
governo col suo ritornello di sempre che è per migliorare i servizi e il
livello mondiale e la madre del morto e per caso hanno abbassato le tariffe, no
sono più care, e la maledetta luce che se ne va via in ogni momento e il
bastardo di Calderón che fa lezione di senza-vergogna dai gringos, che sono i
veri maestri di questo schifo. E mio papà, che dio l’abbia in gloria, che
voleva passare dall’altra parte, non per fare il turista, ma per fare un po’ di
soldi, di grana, di denaro, un salario per mantenerci quando eravamo bambini e
mentre attraversava la linea l’ha preso la migra come fosse un terrorista e non
un onesto lavoratore e non ci hanno ridato neanche il corpo e c’è quello
stronzo di Obama che sembra avere il cuore del colore del dollaro.
- Dai,
frena, mia plebea.
- È che ogni volta che mi ricordo mi fa
rabbia, tanto darsi da fare e alla fine si prendono tutto quelli che stanno
sopra, ci manca che privatizzino le risate, anche se non credo, perché di
queste ce ne sono poche, ma le lacrime sì, queste abbondano e loro diventano
ricchi… sempre più ricchi. E poi arrivi tu con la storia degli zapatisti di qua
e gli zapatisti di là, e in basso e a sinistra e l’ottava…
- La Sexta, non l’ottava – la interrompe.
- Quello
che è, e questi tizi sono lontani e parlano uno spagnolo peggiore del tuo.
- Su,
non essere cattiva.
Lei si asciuga le lacrime e sussurra: – Maledetta pioggia che mi rovina il trucco, ed io che
mi ero sistemata per piacerti.
- Ehi,
ma tu mi piaci di più senza niente…. addosso.
Ridono.
Lei, seria: – Bene, ok, ma dimmi, questi zapatisti ci salveranno?
- No,
mia plebea, non ci salveranno. Questo
ed altro lo dovremo fare noi.
- E
allora?
- Ci
insegneranno.
- Cosa
ci insegneranno?
- Che
non siamo soli.
Lei tace per un momento. Poi,
improvvisamente:
- E né
sole, stupido – altra botta in testa.
L’autobus è stracolmo. Vediamo il prossimo.
Fa freddo, piove. Si abbracciano, non per
non bagnarsi, ma per bagnarsi insieme.
Lontano qualcuno aspetta, c’è sempre
qualcuno che aspetta. E mentre aspetta, con una vecchia matita e in un vecchio
e sgualcito quaderno, tiene il conto del guardare in basso che si vede da una
finestra. (continua…)
Da qualunque angolo di qualunque
mondo.
SupMarcos
Pianeta Terra
Febbraio 2013
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/02/07/ellos-y-nosotros-vi-miradas-parte-2-mirar-y-escuchar-desdehacia-abajo/
3.- Qualche altro sguardo.
uno:
Un sogno in questo sguardo.
Una strada, una milpa, una
fabbrica, una valle, un bosco, una scuola, un negozio, un ufficio, una piazza,
un mercato, una città, un campo, un paese, un continente, un mondo.
Il Capo è gravemente ferito, la macchina
rotta, la bestia esausta, il selvaggio rinchiuso.
A niente sono serviti i cambi di nome e di
bandiere, le botte, le prigioni, i cimiteri, il flusso di denaro attraverso le
mille arterie della corruzione, i “reality show“, le feste religiose,
gli annunci a pagamento, gli esorcismi cibernetici.
Il Capo chiama il suo ultimo scagnozzo. Gli
mormora qualcosa all’orecchio. Lo scagnozzo esce ed affronta la folla.
Dice, domanda, chiede, esige:
“Vogliamo parlare con lui …”
Un dubbio, la maggioranza di chi gli sta di
fronte sono donne.
Si corregge:
“Vogliamo
parlare con la …”
Altro dubbio, non è piccolo il numero di
altr@ che si trova davanti.
Si ricorregge:
“Vogliamo
parlare con chi è al comando”.
Nel silenzio generale si avvicinano un@
anzian@ ed un bimb@, si fermano di fronte a lui e, con voce innocente e saggia,
dicono:
“Qui
tutte e tutti comandiamo”.
Lo scagnozzo trema, come trema la voce del
Capo nel suo ultimo grido.
Lo sguardo si sveglia. “Che strano sogno“, dice tra sé. E, senza
che importi il calendario e la geografia, la vita, la lotta, la resistenza
proseguono.
Dello strano sogno ricorda solo alcune
parole:
“Qui
tutte e tutti comandiamo”.
due: Un altro sguardo da un altro calendario e un’altra geografia.
(frammento
di una lettera ricevuta nel quartiere generale dell’ezetelene, senza data)
“Saluti Compas.
(…)
La mia opinione è che è
stato tutto una figata. Ma, non nego che tutto questo è in retrospettiva.
Sarebbe molto facile dire che capii perfettamente il silenzio e che nulla mi
sorprese. Falso, anch’io mi sono spazientito del silenzio (naturalmente non ha
niente a che vedere con quello che si dice che gli zapatisti non parlvano, io
ho letto tutte le denunce). La questione è che alla luce dei fatti avvenuti, e
che stanno avvenendo, naturalmente la conclusione è logica: siamo nel mezzo
dell’iniziativa più audac, degli zapatisti, per lo meno dall’insurrezione. E
questo riguarda tutto, non solo con la situazione nazionale, ma io credo anche
internazionale.
Permettimi di raccontare
quello che io ho capito di quello che, secondo me, è stato il fatto più
significativo dell’azione del 21 [di dicembre 2012]. Ci sono naturalmente molte
cose: l’organizzazione, lo sforzo militante, la dimostrazione di forza, la
presenza dei giovani e delle donne, etc. Ma, quello che più mi ha impressionato
è stato che avevano delle tavole di legno e una volta arrivati nelle piazze
installavano dei palchi. Intanto si raccontava quello che succedeva, molti
media privati, ed alcuni dei media liberi, speculavano sull’arrivo dei leader
zapatisti. E non si rendevano conto che i leader zapatisti erano lì. Che erano
le persone che salivano sul palco e dicevano, senza parlare, siamo qui, siamo
questi, e questi saremo.
Il palco è toccato a chi doveva starci.
Nessuno ha notato, credo, che è proprio lì, in questo fatto, in una noce, il
significato profondo di un nuovo modo di fare politica. Che rompe con tutto il
vecchio, l’unico modo veramente nuovo, l’unico che vale la pena di avere [illeggibile
nell'originale] “secolo XXI”.
L’anima plebea e libertaria
di quello che nella storia sono stati momenti congiunturali, qui si è costruito
senza grandi voli teorici. Piuttosto con una pratica sotterranea. Ha già troppi
anni per essere considerata solo un evento. È ormai un processo storico sociale
lungo e solido sul terreno dell’auto organizzazione.
Alla fine, hanno rimosso il
loro palco, tornato ad essere tavole di legno, e tutti dovremmo provare un po’
di vergogna ed essere più modesti e semplici e riconoscere che qualcosa di
inaspettato e nuovo sta di fronte ai nostri occhi e che dobbiamo guardare,
tacere, ascoltare ed imparare.
Un abbraccio a tutt@. Spero che,
per quanto possibile, stiate bene.
El Chueco.”
tre: “Istruzioni su cosa fare nel caso che … vi guardino”
Se qualcuno vi guarda, e vi accorgete
che…
Non vi guarda come se foste trasparenti.
Non vuole convincervi per il sì o per il no.
Non vuole cooptarvi.
Non vuole reclutarvi.
Non vuole guidarvi.
Non vuole giudicarvi-condannarvi-assolvervi.
Non vuole usarvi.
Non vuole dirvi cosa potete o non potete
fare.
Non vuole darvi consigli, raccomandazioni,
ordini.
Non vuole rimproverarvi perché non sapete,
neanche perché sapete.
Non vi disprezza.
Non vuole dirvi quello che dovete fare o non
dovete fare.
Non vuole comprarvi la vostra faccia, il
vostro corpo, il vostro futuro, la vostra dignità, la vostra volontà.
Non vuole vendervi qualcosa…
(un
tempo condiviso, un televisore lcd in 4D, una macchina super-ultra-iper-moderna
con pulsante di emergenza istantaneo (attenzione: non confondetevi col pulsante
di espulsione, perché la garanzia non comprende amnesia per ridicoli
mediatici), un partito politico che cambia ideologia ad ogni cambiar di vento,
un’assicurazione sulla vita, un’enciclopedia, un ingresso vip allo spettacolo o
rivoluzione o sfilata di moda, un mobile a piccole rate, un piano di telefonia
mobile, un’iscrizione esclusiva, un futuro regalato dal leader generoso, un
alibi per arrendersi, vendersi, tentennare, un nuovo paradigma ideologico,
etc.).
Dunque…
Primo. – Escludete che si tratti di un
depravato o depravata. Potete essere la/il più sporc@, brutt@, cattiv@ e
volgare che ci sia, ma, ognuno possiede quel tocco sexy e provocante che
può risvegliare le più basse passioni di chiunque. Mmh… bene, sì, una pettinata
non sarebbe male. Se non si tratta di un(a), depravat@, non scoraggiatevi, il
mondo è rotondo e gira, e andate sotto (in questa lista, si capisce).
Secondo. – Siete sicuri che guarda proprio voi?
Non starà guardando il cartellone pubblicitario dei deodoranti alle vostre
spalle? O, non sarà che sta pensando (chi vi guarda, si capisce): “E’ così che
sono quando non mi pettino?”. Se avete scartato anche questo, proseguite.
Terzo. – Ha la faccia da poliziotto che deve
racimolare la mazzetta da portare al suo superiore? Se sì, correte, siete
ancora in tempo a non farvi prendere. Se no, passate al punto successivo.
Quarto. – Restituitegli lo sguardo, con
piglio severo. Uno sguardo misto a collera, mal di pancia, fastidio e look
da assassin@ seriale può essere utile. No, così sembrate stitic@. Ritentate.
Ok, passabile, ma continuate a fare esercizio. Ora, non fugge spaventat@?, non
distoglie lo sguardo?, on vi si avvicina esclamando “ehi@! Non ti avevo riconosciuto! Ma con quella faccia…”?
No? Ok, continuate.
Quinto. – Ripetete i passi primo, secondo,
terzo e quarto. Possono esserci delle falle nel nostro sistema (è fatto in
Cina). Se arrivate sempre a questo punto, passate al punto seguente:
Sesto. – Avete molte probabilità di esservi
imbattuti in qualcuno della Sexta. Non sappiamo se congratularci o farvi
le condoglianze. In ogni caso, è su vostra decisione e responsabilità quello
che seguirà a questo sguardo.
quattro: Uno sguardo in una postazione zapatista.
(calendario e geografia imprecisati)
Il SupMarcos: Sbrigati perché il tempo sta finendo.
La insurgenta
di sanità: Senti Sup, il tempo non finisce,
finiscono le persone. Il tempo viene da molto lontano e segue la sua strada
fino láaaaaa, dove non riusciamo a vederlo. E noi siamo come pezzetti di tempo,
cioè, il tempo non può procedere senza di noi. Noi facciamo che il tempo
proceda, e quando noi finiamo arrivo un altro che lo manda avanti, fino che si
arriva dove si deve arrivare, ma non vediamo dove arriva ma altri lo vedranno
se arriva con tutto a posto o se improvvisamente non ha avuto la forza di
arrivare ed allora bisogna spingerlo un’altra volta, fino a che arrivi giusto.
(…)
La capitana di fanteria: Perché ci hai messo tanto?
La insurgenta
di sanità: Stavo facendo lezione di
politica al Sup, lo stavo aiutando a spiegare bene che bisogna guardare
lontano, fino a dove non arriva né il tempo né lo sguardo.
La capitana di fanteria: Ah, e allora?
La insurgenta
di sanità: Mi ha punito perché mi sono
attardata coi lavori e mi ha mandato in posta.
(…)
cinque: Estratto da “Appunti per guardare l’Inverno”.
(…)
E sì, tutt@ sono saliti sul palco col pugno
in alto. Ma non hanno guardato bene. Non hanno guardato lo sguardo di quegli
uomini e donne. Non hanno visto che, quando erano lì sopra, volgevano lo
sguardo in basso e guardavano le loro decine di migliaia di compagni. Cioè, si
sono guardati. Là in alto non hanno visto che ci guardavamo. Là in alto non
hanno capito, né capiranno niente.
(…)
sei: Inserite qui il vostro sguardo (o il vostro pensiero).
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(continua…)
Da qualunque angolo di qualunque
mondo.
SupMarcos
Pianeta Terra
Messico, Febbraio 2013
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Ascolta e guarda i video che accompagnano
questo testo: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/02/08/ellos-y-nosotros-vi-las-miradas-parte-3-algunas-otras-miradas/
Traduzione “Maribel” – Bergamo)
LORO E NOI
VI – GUARDARE 4.
4.- Guardare e comunicare.
Vi racconto qualcosa di molto segreto, ma
non andate a spifferarlo in giro… oppure sì, insomma, vedete voi.
Nei primi giorni della nostra insurrezione,
dopo il cessate il fuoco, giravano molte voci sull’ezetaelene.
Ovviamente, si era sollevato il circo mediatico che la destra normalmente
scatena per imporre silenzio e sangue. Alcuni degli argomenti usati allora sono
gli stessi utilizzati adesso, il che dimostra quanto poco moderna sia la destra
e quanto paralizzato il suo pensiero. Ma non è questo l’argomenti di adesso, e
nemmeno lo è quello della stampa.
Vi dico che all’epoca si disse che quella
dell’EZLN era la prima guerriglia del XXI° secolo (già, noi che per seminare
usavamo ancora la zappa, che della coppia di buoi – senza offendere – sapevamo
solo per sentito dire, e che avevamo visto il trattore solo in fotografia); che
il supmarcos era il guerrigliero cibernetico che, dalla selva lacandona,
lanciava nel cyberspazio i proclami zapatisti che facevano il giro del mondo; e
che utilizzava la comunicazione satellitare per coordinare le azioni sovversive
che si realizzavano in tutto il mondo.
Sì, si dicevano queste cose, ma… compas,
già alla vigilia della sollevazione, il “potere cibernetico zapatista” che
avevamo era un computer con ancora gli enormi floppy disk con sistema
operativo DOS versione meno uno punto uno. Imparammo ad usarlo con un vecchio tutorial,
non so se ancora ne esistono, che ti diceva che tasto premere ed una voce, con
accento madrileno, ti diceva “Molto bene!“; e se sbagliavi ti diceva “Molto
male, idiota, ritenta!“. Oltre ad usarlo per giocare a pacman,
l’abbiamo utilizzato per la “Prima Dichiarazione della Selva Lacandona”, che abbiamo
riprodotto con una di quelle vecchie stampanti a punto d’inchiostro che faceva
più rumore di una mitragliatrice. La carta era a flusso continuo e si inceppava
in ogni momento, ma avevamo la carta carbone e riuscivamo a stamparne 2 ogni
qualche ora. Abbiamo fatto un sacco di stampe, credo 100. Sono state
distribuite ai 5 gruppi di comando che, ore dopo, avrebbero preso le 7 città
dello stato sudorientale messicano del Chiapas. A San Cristóbal de Las Casas,
che toccò a me prendere, la piazza arresa alle nostre forze, abbiamo incollato
ai muri col nastro adesivo le nostre 15 copie. Sì, lo so che i conti non
tornano e che sarebbero dovute essere 20, ma le 5 mancanti chissà dov’erano
finite.
Bene, quando ci ritirammo da San Cristóbal,
all’alba del 2 gennaio 1994, la nebbia umida che copriva il nostro ripiego,
staccò i proclami dai freddi muri della superba città coloniale ed alcuni
restarono sparsi per le strade.
Anni dopo qualcuno mi raccontò che mani
anonime avevano strappato alcuni di questi proclami che conserva gelosamente.
Poi vennero i Dialoghi della Cattedrale. Io
allora avevo uno dei quei computer portatili e leggeri (pesava 6 chili senza la
batteria), marca La Migaja,
28 ram, voglio dire 128 kilobyte di ram, hard disk da 10 mega,
cioè poteva contenere t-u-t-t-o, ed un processore velocissimo che, quando lo
accendevi, potevi andare a preparare il caffè, tornavi ed ancora potevi
riscaldare per 7 volte il caffè prima di poter cominciare a scrivere. Una
figata di macchina. In montagna, per farla funzionare usavamo un trasformatore
di corrente collegato alla batteria di un’auto. Poi, il nostro dipartimento di
alta tecnologia zapatista progettò un sistema che faceva funzionare il computer
con batterie “D”, ma pesavano più del computer e, sospetto, centrino qualcosa
con la morte del PC dopo una fiammata, quella sì molto vistosa, ed un fumo che
scacciò le zanzare per 3 giorni di seguito. Il telefono satellitare col quale
il Sup comunicava con “il terrorismo internazionale“? Un walkie-talkie
con portata massima di 400
metri su terreno piano (dovrebbero esserci ancora delle
foto del “guerrigliero cibernetico“, già!). Internet? Nel
febbraio del 1995, quando l’esercito federale ci inseguiva (e non esattamente
per un’intervista), il PC portatile finì nel primo torrente che guadammo, ed i
comunicati di quell’epoca si facevano con una macchina da scrivere meccanica
prestataci dal commissario ejidale di una di quelle comunità che ci
proteggevano.
Questa era la potente attrezzatura ad alta
tecnologia che possedevano allora i “guerriglieri cibernetici del XXI°
secolo“.
Mi dispiace davvero se, oltre al mio già
malconcio ego, distruggo alcune illusioni che sono poi nate da lì, ma era così,
proprio come ve lo sto raccontando.
Infine, poco dopo, venimmo a sapere che…
Un giovane studente del Texas, USA, forse un
“nerd” (come direste voi), aprì una pagina web che chiamò solo “ezln“.
Quella fu la prima pagina web dell’ezln. E questo compa cominciò a
“caricare” tutti i comunicati e le lettere che venivano diffusi sulla stampa
scritta. Persone di altre parti del mondo che sapeva della sollevazione
attraverso foto, immagini video registrate, o attraverso notizie
giornalistiche, cercavano lì la nostra parola.
Non abbiamo mai conosciuto quel compa.
O forse sì.
Forse qualche volta è venuto in terre
zapatiste, come uno dei tanti. Se ci è venuto, non ha mai detto: “sono
quello che ha fatto la pagina dell’ezln“. Neanche: “grazie a me sanno di
voi in molte parti del mondo“. Tanto meno: “sono qui affinché mi
ringraziate ed a prendere omaggi“.
Avrebbe potuto farlo, ed i ringraziamenti
sarebbero stati sempre pochi, ma non l’ha fatto.
Forse non lo sapete, ma c’è anche gente
così. Gente buona che fa le cose senza chiedere niente in cambio, senza farsi
pagare, “senza chiasso”, come diciamo noi zapatist@.
Poi il mondo ha continuato a girare. Sono
arrivati compas che ne sapevano di computer e sono state fatte altre
pagine web fino a quelle di adesso. Cioè col maledetto server che non funziona
come dovrebbe, neanche se gli cantiamo e balliamo “quella del moño colorado”
a ritmo di
cumbia-corrido-ranchera-norteña-tropical-ska-rap-punk-rock-ballata-popolare.
Anche noi senza tanto chiasso, ringraziamo
quel compa: che gli dei tutti e/o il supremo nel quale crede o dubiti o
diffidi, lo benedicano.
Non sappiamo che cosa sia stato di questo compa.
Forse è un Anonymous. Forse continua a navigare in rete cercando una
nobile causa da appoggiare. Forse è disprezzato per il suo aspetto, forse è
diverso, forse i suoi vicini, i suoi colleghi di lavoro o di studio lo guardano
male.
O forse è una persona normale, una delle
milioni che percorrono il mondo senza che nessuno se ne accorga, senza che
nessuno le guardi.
E forse questa persona riesce a leggere
quello che sto raccontando, e leggere quello che ora le scriviamo:
“Compa,
ora qua ci sono scuole, dove prima cresceva solo l’ignoranza; c’è cibo, poco ma
dignitoso, dove sulle tavole era la fame la sola invitata quotidiana; e c’è
sollievo dove l’unica medicina per il dolore era la morte. Non so se te
l’aspettavi. Forse lo sapevi. Forse hai visto qualcosa nel futuro in quelle
parole che hai rilanciato nel cyberspazio. O forse no, forse l’hai fatto solo
perché sentivi che era tuo dovere. Ed il dovere, noi zapatiste e zapatisti lo
sappiamo bene, è l’unica schiavitù che si abbraccia per volontà propria.
Noi abbiamo imparato. E non mi
riferisco ad imparare l’importanza della comunicazione, o conoscere le scienze
e le tecniche dell’informatica. Per esempio, al di fuori di Durito, nessuno di
noi è riuscito nella scommessa di fare un comunicato twit. Di fronte ai
140 caratteri non solo sono un incapace, cadendo e ricadendo nelle virgole, (le
parentesi), i puntini di sospensione… ci metto un sacco di tempo e non mi
bastano i caratteri. Credo che sia improbabile che un giorno ci riesca. Durito,
per esempio, ha proposto un comunicato che al limite del twit dice:
123456789 123456789 123456789
123456789 123456789 123456789 123456789 123456789 123456789 123456789 123456789
123456789 123456789 1234567890
Ma il problema è che il codice per
decifrare il messaggio occupa l’equivalente di 7 tomi dell’enciclopedia “Le
Differenze”, che l’umanità intera sta scrivendo da quando ha iniziato il suo
doloroso cammino sulla terra, e la cui edizione è stata vietata dal Potere.
No. Quello che abbiamo imparato è
che là fuori, lontano o vicino, c’è gente che non conosciamo, che forse non ci
conosce, che è compa. E lo è non perché ha partecipato ad una marcia di
appoggio, ha visitato una comunità zapatista, porta un paliacate rosso al
collo, o ha firmato un appello, una lettera di adesione, un carnet da membro, o
come si chiami.
Lo è perché noi zapatiste,
zapatisti, sappiamo che così come sono molti i mondi che abitano il mondo,
molte sono le forme, i modi, i tempi e i luoghi per lottare contro la bestia,
senza chiedere né aspettarsi niente in cambio.
Ti mandiamo un abbraccio, compa,
dovunque tu sia. Sono sicuro che puoi risponderti alla domanda che uno, una, si
fa quando comincia a camminare: “ne vale la pena?”.
Sappi che in una comunità o in un
quartiere, un ufficio di computer zapatista si chiama “él”, così, con le
minuscole. Sappi che, quando qualche persona invitata, entrando nell’ufficio e
notando il cartello chiede chi sia questo “lui”, noi rispondiamo: “non lo
sappiamo, ma lui sì”.
Bene. Saluti e, sì, credo ne sia valsa
la pena.
Da eccetera, eccetera.
Noi, zapatiste, zapatisti
dell’ezetaelene punto com punto org punto net o punto come si chiami”.
-*-
E tutto questo capita a proposito,
perché forse avete capito che confidiamo molto sui media liberi e/o libertari,
o come si chiamino, e sulle persone, gruppi, collettivi, organizzazioni che
hanno i propri modi per comunicare. Persone, gruppi, collettivi, organizzazioni
che hanno le proprie pagine elettroniche, i loro blog, o come si
chiamino, che danno spazio alla nostra parola e, ora, alle musiche e alle
immagini che l’accompagnano. E persone o gruppi che forse non hanno nemmeno un
computer, ma anche conversando, o con un volantino, o un periodico murale, o
tracciando un graffito o un quaderno o su un autobus, o in un’opera teatrale,
un video, un compito scolastico, una canzone, una danza, un poema, una tela, un
libro, una lettera, guardano le lettere che il nostro cuore collettivo disegna.
Se non ci appartenete, se non siete nostri
organici, se non vi diamo ordini, se non vi comandiamo, se siete autonomi,
indipendenti, liberi (vuol dire che vi comandante da sol@), o come si dica,
allora, perché lo fate?
Forse perché pensate che l’informazione è un
diritto di tutt@, e che ognuno ha la responsabilità di cosa fare o disfare di
questa informazione. Forse perché siete solidali e sentite l’impegno di
appoggiare in questo modo chi lotta, anche se con altri modi. Forse perché
sentite il dovere di farlo.
O forse per tutto questo ed altro.
Voi lo sapete. E sicuramente l’avete scritto
nella vostra pagina web, nel vostro blog, nella vostra dichiarazione di
principio, nel vostro volantino, nella vostra canzone, sulla vostra parete, nel
vostro quaderno, nel vostro cuore.
Cioè, parlo di chi comunica e con altri
comunicano quello che sentono nel nostro cuore, ovvero, ascoltano. Di chi ci
guarda e si guarda pensandoci e si fa ponte ed allora scopre che le parole che
scrive, canta, ripete, trasforma, non sono degli zapatisti, delle zapatiste,
che non lo sono mai state, che sono sue, e di tutti, e di nessuno, e che sono
parte di uno spartito che chissà dov’è, ed allora scopre o conferma che quando
ci guarda mentre l@ guardiamo, sta toccando e parlando di qualcosa di più grande
per cui non c’è ancora definizione nel vocabolario, e che non appartiene ad un
gruppo, collettivo, organizzazione, setta, religione, o come si chiami, ma
comprende che la tappa per l’umanità ora si chiama “ribellione“.
Forse, prima di fare “click” e
decidere di mettere nei vostri spazi la nostra parola vi domandate: “ne vale
la pena?”. Forse vi domandate se non starete contribuendo a far stare marcos
su una spiaggia europea a godersi il clima mite di quei calendari in quelle
geografie. Forse vi domandate se non sarete al servizio di un’invenzione della
“bestia” per ingannare e simulare la ribellione. Forse vi rispondete da
sol@ che la risposta alla domanda “ne vale la pena?” devono darla le/gli
zapatist@, e che facendo “click” sulla tastiera, sulla bomboletta spray,
sulla matita, la chitarra, il cidi, la macchina fotografica, ci
state impegnando a rispondere “sì“. Ed allora fate “click” su “upload”
o “subir” o “caricare” o sull’accordo iniziale o sul primo
passo-colore-verso, o come si chiami.
Forse non lo sapete, anche se credo sia
evidente, ma ci fate un favore. E non lo dico perché la nostra pagina a volte
“cade”, come se si lanciasse nel vuoto da un ponte e non ci fosse nessuna mano
amica ad alleggerire la caduta che, se sul cemento, fà molto male qualunque sia
il calendario e la geografia. Lo dico perché riguardo alla nostra parola ci
sono molti che non sono d’accordo e lo manifestano; ce ne sono altrettanti che
non sono d’accordo ma non si prendono il disturbo di dirlo; ci sono pochi che sono
d’accordo e lo manifestano; ce ne sono di più di questi pochi che sono
d’accordo e non lo dicono; e c’è una grande, immensa maggioranza che non ne sa
niente. E’ a questi ultimi che vogliamo parlare, cioè, guardare, cioè,
ascoltare.
-*-
Compas, grazie. Lo sappiamo. Ma
siamo sicuri che, anche se non lo sapevamo, voi lo sapete. E, noi zapatist@
crediamo, si tratta esattamente di questo, di cambiare il mondo.
(continua…)
Da qualunque angolo in qualunque
mondo.
SupMarcos
Pianeta Terra
Febbraio 2013
P.S.- Sì, forse nella lettera a lui,
c’è una pista per la prossima password.
P.S. CHE CHIARISCE ANCHE SE SUPERFLUO. – Non
abbiamo un account di twiter né facebook, né posta
elettronica, né numero telefonico, né casella postale. Quelli che appaiono
nella pagina elettronica sono della pagina, questi compagni ci appoggiano e ci
mandano quello che ricevono, così come loro mandano quello che inviamo. Per il
resto, siamo contrari al copyright, cosicché chiunque può avere il suo twiter,
il suo facebook, o come si chiami, ed usare i nostri nomi, benché sia
chiaro che non siamo noi né ci rappresentano. Ma, come mi hanno detto, la
maggioranza di questi chiarisce che non sono chi si suppone sia. E la verità è
che ci diverte immaginare la quantità di insulti e commenti che hanno ricevuto
e riceveranno, originalmente diretti all’ezetaelene e/o a chi scrive
ora.
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Ascolta e guarda i video che accompagnano
questo testo: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2013/02/11/ellos-y-nosotros-vi-las-miradas-parte-4-mirar-y-comunicar/
Dal Giappone, la canzone e coreografia
“Ya Basta”, di Pepe Hasegawa. Si suppone presentato nella prefettura di Nagano,
Giappone, nel 2010. La verità è che non so assolutamente cosa dicano le
scritte.———————————————————————————————
Dalla Svezia, ska con il gruppo
Ska´n´ska, di Stoccolma. La canzone si chiama “Ya Basta” e fa parte del loro
disco “Gunshot Fanfare”.———————————————————————
Dalla Sicilia, Italia, il grupoo
Skaramanzia con la canzone “Para no olvidar”, parte del disco “La lucha sigue”.——————————————————————————-
Dalla Francia.- “Ya basta – EZLN”
con il grupo Ska Oi. Del disco “Lucha y fiesta”
(Traduzione “Maribel” – Bergamo)